In un supermercato, luogo quotidiano di incontri e di scambi, si è consumata una vicenda che ha dell'incredibile, e che ci riporta a riflettere su quanto ancora il cammino verso una società civile sia disseminato di ostacoli, pregiudizi e, talvolta, di aperte manifestazioni di razzismo. Protagonista un signore settantenne, il cui nome resta avvolto nella discrezione del processo, che ha deciso di fare della discriminazione razziale il suo vessillo in una giornata che si annunciava come tutte le altre.
L'uomo, infatti, entrato per le sue commissioni quotidiane, si è rifiutato di essere servito da un giovane cassiere di origine sudamericana. Non solo: ha richiesto, con una prepotenza che sa di altri tempi, l'apertura di un'altra cassa, provocando una situazione di imbarazzo e di tensione tra i presenti. Ma non si è fermato qui. La sua azione ha preso la forma di un vero e proprio attacco verbale, punteggiato da insulti e offese, non solo nei confronti del cassiere, ma anche verso gli altri dipendenti del market, accusati di essere "tutti del PD", come se l'appartenenza politica potesse essere motivo di biasimo o di scherno.
Il clou della scena si raggiunge quando, non contento della caciara già creata, l'uomo afferra un barattolo dagli scaffali, brandendolo come un'arma contro i presenti, in un gesto che trascende il semplice sfogo di un momento e si colora dei toni cupi dell'odio e della minaccia.
Questo comportamento ha portato a una denuncia e a un processo, al termine del quale il giudice Anna Pintore lo ha condannato a quattro mesi e quindici giorni di reclusione, oltre a una provvisionale immediatamente esecutiva di mille euro, per minacce e tentate lesioni, con l'aggravante dell'odio etnico.
Il processo ha visto contrapposti il PM Antonio Pala, l'avvocato di parte civile Elias Vacca, e i legali della difesa Francesca Ena e Ica Cadau Ena. Una vicenda che lascia l'amaro in bocca, per la triste dimostrazione di come, nonostante i passi avanti compiuti dalla società, permangano ancora radicate forme di intolleranza e di razzismo.
Questa storia ci ricorda che la lotta contro il pregiudizio e per l'uguaglianza è un percorso che non conosce soste, e che richiede il contributo di ciascuno di noi. La giustizia ha fatto il suo corso, ma resta il rammarico per un episodio che ci costringe a guardare in faccia la realtà di un mondo che, troppo spesso, dimentica i valori fondamentali di rispetto e convivenza civile.