Un episodio inquietante ha turbato la tranquillità di Oristano. Una donna, sessantaseienne di Cagliari, ha perso la vita, vittima di un nemico invisibile: la legionella. Un'altra, settantasettenne di Quartu Sant'Elena, lotta tra la vita e la morte, entrambe colpite dopo un incontro neocatecumenale all'Hostel Rodia.
La struttura, ora sigillata dalle autorità, tace sotto il peso dell'incertezza e della paura. La direttrice del Dipartimento di Igiene e Prevenzione della Asl 5 di Oristano, Maria Valentina Marras, ha disposto la chiusura, un baluardo contro l'ignoto, lasciando aperta solo la ristorazione.
I tecnici del Dipartimento di Igiene, in una corsa contro il tempo, hanno prelevato campioni dalle camere e dal serbatoio di accumulo delle acque. Ma la risposta ai tanti interrogativi si farà attendere: i risultati delle analisi richiederanno almeno quindici giorni.
I due casi si sono manifestati pochi giorni dopo l'incontro, gettando un'ombra cupa su un evento di fede e comunione. La donna di Cagliari, dopo una lotta disperata, ha ceduto mercoledì scorso al Policlinico di Monserrato. La sua amica, ancora ricoverata al Santissima Trinità di Cagliari, si aggrappa alla vita, in bilico tra speranza e disperazione.
In questo scenario, l'Hostel Rodia, un tempo luogo di incontro e condivisione, rimane ora un silente testimone di un dramma che si consuma in attesa di risposte, nell'ansia e nel timore di ciò che le indagini potrebbero rivelare.