«In Sardegna la raccolta di sangue non basta, serve donare di più per tutti»

In Sardegna il sangue non basta. E non è un’emergenza occasionale, ma una realtà costante. A fronte di un fabbisogno annuo di circa 110 mila unità, la raccolta si ferma a 80 mila. Sono 30 mila sacche che mancano ogni anno. Ecco perché, in occasione del 14 giugno prossimo, quando si celebrerà la Giornata mondiale del donatore di sangue, l’invito/appello alla donazione diventa ancora più forte. «Abbiamo registrato una carenza di sangue negli ultimi due anni, dovuta a una contrazione delle donazioni. Ecco perché vogliamo rinnovare l'invito a donare perché si tratta di un gesto che non fa male e che aiuta se stessi e gli altri a stare meglio». Sono le parole del dottor Pietro Manca, direttore del Servizio immunotrasfusionale dell'Aou di Sassari e, in Sardegna, responsabile della Struttura regionale di coordinamento (Src) delle attività trasfusionali. Il suo è un richiamo chiaro alla responsabilità collettiva, ma anche alla semplicità del gesto. Donare sangue, spiega, è un’azione concreta che ha un impatto reale sulla vita delle persone. «Nella nostra isola è necessaria una maggiore attività di donazione, in modo particolare di donazione periodica, per riuscire a vincere la cronica carenza che rischia di compromettere la già debole autosufficienza – spiega Manca –. È necessario che la popolazione si avvicini periodicamente alla donazione. Il sangue è una risorsa che serve a curare tante patologie, oltre che utile e, spesso, indispensabile nei casi di emergenza e urgenza, durante gli interventi chirurgici in sala operatoria». Non solo. Donare sangue è anche un’occasione per prendersi cura di sé. «La donazione – prosegue – è anche un momento che consente al donatore di controllare il proprio stato di salute, perché vengono fatti una serie di controlli clinici ed esami ematochimici che consentono al donatore di tenere sotto controllo il proprio stato di salute». Il coordinatore regionale della Src ricorda poi che la Sardegna affronta anche una problematica legata alla talassemia. Sono circa 1.500 in Sardegna con questa patologia che, periodicamente, devono sottoporsi a trasfusioni. A Sassari, tra adulti e bambini, assieme al reparto di Pediatria, vengono seguiti circa 120 utenti che ogni dieci giorni devono essere trasfusi. «Dobbiamo tener presente che circa il 40/45 per cento delle sacche di sangue che vengono raccolte in Sardegna è utilizzato per le trasfusioni dei pazienti talassemici - ricorda Pietro Manca -. Non dimentichiamo, però, che il sangue è un presidio terapeutico indispensabile anche per i trapianti d'organo, così come per i trattamenti farmacologici che possono curare e guarire alcuni tumori e leucemie. Il sangue e i suoi derivati, poi, sono indispensabili per interventi chirurgici che, durante l'estate, aumentano anche per un maggior numero di casi di infortunistica stradale, che cresce per il notevole afflusso turistico nell'isola, indispensabile quindi nei casi di emergenza e urgenza». L’autosufficienza nella raccolta non è più una sfida solo stagionale, ma un’urgenza che riguarda tutto l’anno. E la risposta, secondo il direttore del servizio sassarese, sta nella consapevolezza e nella regolarità del dono. Ecco allora che il 14 giugno rappresenta più di una semplice ricorrenza. «È un’occasione per ricordare che un gesto semplice può fare una differenza vitale. E che la cultura della donazione non riguarda solo chi ha bisogno di sangue, ma ognuno di noi. «Se tutti donassimo sangue riusciremmo a ridurre o addirittura azzerare il problema dell'autosufficienza. La carenza di sangue si sconfigge soltanto andando a donare», conclude Pietro Manca. Per chi vuole donare a Sassari, i punti di riferimento sono il Centro trasfusionale dell’Aou di Sassari, al Palazzo Rosa di via Monte Grappa, aperto dal lunedì al sabato (079 2646462 – 079 2646496), l’Avis comunale di via Pavese, e le raccolte itineranti organizzate dall’Avis provinciale nelle diverse località del territorio.

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