La Sardegna torna a fare i conti con la sete. Dopo otto mesi di temperature anomale e cieli avari di pioggia, l’acqua comincia a mancare. I comuni introducono razionamenti, le campagne si spaccano, le imprese rallentano. È un quadro che preoccupa anche gli artigiani: la siccità, unita alla fragilità delle reti idriche, rischia di paralizzare migliaia di attività produttive.
«Il forte impatto del cambiamento climatico sta creando seri problemi a tutto il territorio e alle imprese, e sempre più ne creerà se non proseguirà l’opera di ammodernamento delle infrastrutture idriche», avverte Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna. «Serve responsabilità da parte di tutti: istituzioni, aziende e cittadini».
Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato, nell’Isola operano oltre 6mila imprese idro-esigenti, con più di 20mila addetti. Si tratta soprattutto di realtà manifatturiere e di servizi alla persona — lavanderie, acconciatori, estetisti — che consumano grandi quantità d’acqua nei processi produttivi. I dieci settori più esposti, dal tessile alla chimica, dall’estrattivo al farmaceutico, assorbono da soli il 36,3% delle risorse idriche regionali.
Le perdite d’acqua aggravano la crisi. Ogni giorno in Sardegna si disperde oltre la metà dell’acqua immessa nelle reti: 224 litri su 424 pro capite, il 52,8%, contro una media nazionale del 42,4%. Peggio fanno solo Basilicata e Abruzzo. Tra i capoluoghi, Sassari guida la classifica delle città più sprecone con il 63,4% di perdite, seguita da Oristano (60,4%), Nuoro (55,1%) e Cagliari (53,5%). La più virtuosa è Carbonia, con il 21,7%.
«Le piccole imprese usano in gran parte acqua della rete pubblica, mentre quelle medie e grandi ricorrono a sistemi di autoapprovvigionamento», spiega Meloni. «Per questo chiediamo nuovi investimenti per ridurre la dispersione. In Sardegna quasi il 50% dell’acqua immessa, pari a oltre 25 milioni di metri cubi, non arriva ai rubinetti».
L’allarme non riguarda solo i rubinetti. L’acqua è una risorsa strategica anche per l’energia. Nel 2025 la produzione idroelettrica nazionale è calata del 22,1% rispetto all’anno precedente, segno di una crisi idrica che pesa anche sulla transizione verde. La Sardegna, con le sue condotte logore e le sue dighe mezze vuote, rischia di pagare un prezzo alto. E la stagione delle piogge, almeno per ora, non dà segni di voler tornare.