In una giravolta degna di un romanzo rosa, Avellino si ritrova al centro di un melodramma clericale: don Antonio Romano, parroco da 23 anni a Chiusano San Domenico, getta la tonaca alle ortiche per amore.
"Sono innamorato", confessa senza reticenze su Facebook, dimostrando che anche i sentimenti più divini possono trovare spazio tra selfie e meme.
Il 31 gennaio 2024 segna la fine di un'era: don Antonio, dopo 32 anni di fedele servizio, decide di abbandonare il celibato. E lo fa con uno stile degno di un comunicato stampa: un post su Facebook, forse per assicurarsi che la notizia raggiunga la vastità di un pubblico moderno, compresi quelli che alla messa ci vanno solo a Natale.
"Ho scoperto di amare una donna con la quale condivido sentimenti, aspirazioni, progetti, valori, fede, principi e ideali. Non posso continuare a combattere contro la mia natura", scrive don Antonio. Parole che suonano come un inno alla libertà, in un contesto dove la regola del celibato sembra un anacronismo degno di un museo.
Il prete spiega che la sua è stata una decisione "sofferta ma doverosa", nata da "un serio discernimento e da un lungo travaglio interiore".
E qui ci si chiede: quante serie Netflix avrà dovuto guardare per arrivare a questa conclusione?
Si scusa con i fedeli per aver indugiato nella decisione, ma giustifica il ritardo con la prudenza, la preoccupazione di lasciare la parrocchia "sguarnita" e la paura di deludere.
Insomma, un cocktail di emozioni che nemmeno una telenovela brasiliana potrebbe eguagliare.
Don Antonio non manca di ricordare le sue difficoltà con il voto di celibato, e qui si percepisce un velo di critica verso un'istituzione che impone limitazioni che possono sembrare, ai giorni nostri, piuttosto medievali.
Sulla donna che ha rubato il suo cuore, dice che non riescono a fare a meno l'uno dell'altra, nonostante gli sforzi per reprimere i sentimenti. Sembra quasi la trama di un film di Hollywood, dove l'amore trionfa contro ogni ostacolo.
La sua nuova missione, dice, è quella di essere un "missionario laico" nell'associazione "Sulle tracce degli invisibili", dedicata ai bambini del Burundi. Da parroco a filantropo, il passo è breve, ma sempre sotto il segno dell'altruismo.
Infine, promette di non abbandonare la comunità di Chiusano, rimanendo disponibile per iniziative di bene. Insomma, un addio al clero, ma non alla fede e alla comunità.
Un finale che, sebbene privo di colpi di scena, si conclude con un messaggio di amore e dedizione, in una storia che sembra uscita da una sceneggiatura ben scritta.