Marsiglia (FederPetroli Italia): «Gas, si pensi al Price cap, ma all’Italia serve una strategia energetica»

  Oil & Gas tra rincari, embarghi e rischio di forniture dimezzate. CUOREECONOMICO ne ha parlato con Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli, all’indomani delle notizie sul possibile innalzamento del livello di allarme gas. Si parla di Price Cap, un meccanismo che fisserebbe il tetto massimo sulle importazioni di gas o petrolio dalla Russia, imposto unilateralmente damtutti i paesi per impedire a Mosca di vendere a un prezzo più alto. 

  Embargo del petrolio russo, che succede ora? «E’ da considerare che siamo nel pieno ancora del conflitto e sostenere o intravedere una soluzione penso sia una visione lontana per tutti e specialmente nell’Oil & Gas. Le ultime sanzioni recitano che in pochi mesi non vi sarà più possibilità di acquisto di greggio via mare e che, successivamente anche tutti i prodotti raffinati russi dovranno essere non più approvvigionati. Viviamo già oggi una situazione di crisi molto forte, con le nuove sanzioni non potrà altro che aggravarsi, parlo dell’Italia. 

  La situazione è particolare e non si riesce a definire un planning di medio periodo, il monitoraggio lo stiamo facendo giorno per giorno e, molto volte a distanza di ore gli scenari cambiano». La guerra ucraina continua a far oscillare i mercati, che cosa state osservando e quali conseguenze? «La forte speculazione a cui stiamo assistendo non è altro che una legge del mercato. Una speculazione è il mercato, specialmente se si parla di prodotti finanziari o commodities. 

  Certamente una soluzione se parliamo di gas è un Price Cap da applicare almeno per tenere sotto controllo le forti oscillazioni giornaliere del prodotto. È anche vero però che gli interessi degli Stati europei sono diversi, specialmente in materia energetica e, una soluzione di Price Cap sarà difficile da far accettare a tutti. Anche in Europa esiste qualche paese che con questa speculazione sta realizzando forti guadagni ovviamente a danno di altri. Per quel che riguarda il greggio la situazione è diversa. Veniamo già da anni in cui la geopolitica petrolifera internazionale è in forte evoluzione, considerando anche il cambiamento della natura costituzionale dell’Opec. Nuove scoperte, nuovi giacimenti e nuovi scenari di domanda ed offerta. Le rotte del petrolio si stanno evolvendo e la speculazione non è causata dal conflitto russo-ucraino, incide solo in minima parte».

  Su cosa deve puntare l'Italia? «Con FederPetroli Italia con smetteremo ma di dirlo: sull’Energia nazionale, sulle proprie risorse energetiche, parlo di tutte le forme di energia disponibile, non solo di idrocarburo. In Italia è sbagliato il metodo. Sappiamo che non esiste una Strategia Energetica Nazionale (S.E.N.), o meglio esiste ma è insignificante. Non possiamo pensare di risolvere un problema quando si presenta la necessità, come in questi mesi. Gli stoccaggi, i rigassificatori, gli approvvigionamenti interni ed esteri, vanno pianificati nel tempo, realizzando una normalità del mercato energetico, incrementando le scorte durante tutto l’anno. 

  Poi ben vengano tutti gli accordi di approvvigionamento e di partnership estere. La nostra fortuna rispetto ad altri Stati è che abbiamo una delle prime ormai Oil Company a livello mondiale che si chiama ENI. Questo significa per il nostro Paese, grandi progetti internazionali, preferenza negli accordi e alleanze, sviluppo per la nostra industria. Il mercato interno energetico italiano è in crisi fino a quando non ci sarà una definizione di Politica Energetica nuova. Ma almeno all’estero l’energia italiana e la professionalità delle nostre aziende è salva. Dobbiamo iniziare a pensare che il conflitto in corso prima o poi finirà e, la ‘corsa petrolifera’ più grande si disputerà in Africa e Medio Oriente. Non possiamo non essere pronti».

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