Il gatto, signore della casa e dello spirito: una riflessione tra etimologia, cultura e storia

Il 17 febbraio si celebra la Giornata Mondiale del Gatto, un omaggio a uno degli animali più enigmatici e affascinanti della storia dell’uomo. Amato e venerato in alcune epoche, perseguitato in altre, il gatto ha attraversato la cultura umana lasciando dietro di sé una scia di miti, superstizioni e simbolismi che ne hanno rafforzato il fascino.

Il termine gatto deriva dal latino cattus, a sua volta legato all’egiziano caute o caut, riferito ai felini addomesticati e alla dea Bastet, divinità della protezione e della fertilità. In Egitto il gatto era sacro e inviolabile, tanto che la sua uccisione era punita con la morte. Dall’Egitto, il nome si diffuse nel greco katta, nel francese chat, nell’inglese cat e nello spagnolo gato. Anche le lingue germaniche conservarono una radice affine, come nel termine katz.

Nel Medioevo occidentale il gatto conobbe un destino opposto. Associato alla stregoneria e al demonio, venne perseguitato e sterminato, favorendo indirettamente la proliferazione dei ratti e la diffusione della peste nera. Altrove, invece, rimase simbolo di prosperità e saggezza. In Giappone il Maneki-neko, il gatto con la zampa alzata, è considerato un portafortuna.

Letteratura e arte hanno esaltato il fascino del gatto in tutte le epoche. Baudelaire ne fece un simbolo di magnetismo e mistero nei Fiori del male, Edgar Allan Poe costruì attorno a esso atmosfere gotiche ne Il gatto nero, mentre pittori come Leonardo da Vinci e Balthus lo ritrassero come custode silenzioso della vita domestica.

La data del 17 febbraio non è casuale. Febbraio è il mese dell’Acquario, segno zodiacale associato all’indipendenza, qualità che definisce il gatto meglio di ogni altra. Il numero 17, scomposto in 1 e 7, rappresenta rispettivamente individualità e conoscenza superiore, esattamente ciò che il gatto incarna: una creatura libera, astuta e profondamente consapevole.

Celebrarne la giornata significa riconoscerne la natura irriducibile. Il gatto non è mai stato del tutto addomesticato e forse è proprio per questo che continua a esercitare il suo eterno fascino.

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