I nuragici di Orune: la preziosa fonte sacra di Su Tempiesu

  Sapete dove e quando Passato e Presente si contendono la vostra anima? Nel momento in cui giungete a Su Tempiesu. Madre Natura accompagna i vostri passi là dove i pensieri erano, in città, affaccendati; e forse in alcuni di voi, affaticati. Il sentiero che conduce alla fonte sacra nuragica, conserva profumi così liberi e fieri di esprimersi nell’etere vivente come quelli della lavanda, della ginestra, delle orchidee, del sughero; profumi, colori e suoni che preparano sul vostro corpo una veste per il Tempo, giacché il Tempo nella sua umiltà e grandezza vi aspetta sulla soglia della fonte. 

  Il Tempo racconta di coloro che sono stati qui a conoscere i segreti materiali e immateriali della pietra, del fuoco, del legno, del bronzo e dell’acqua: sono quei nostri antenati che hanno amato questo luogo dedicandone il culto alla Vita stessa. Credo che Su Tempiesu sia immagine di ciò che si celava nel cuore degli antichi Sardi; un cuore che batteva in armonia con i moti del ciclo della Natura, passando per i segreti dell’Essere Umano, verso la sfera religiosa dell’Invisibile. Qualunque cosa sia ciò che cercate o pensate di trovare andando a Su Tempiesu, non la troverete in pochi istanti; documentatevi per poi osservare e, perché no, meditare su di un luogo unico nel suo proporsi. 

  Su Tempiesu ci ha svelato, e ancora potrà certamente raccontare, le storie dei millenni, laddove gli antichi Sardi erano scrittori di capitoli importanti; e a motivo di questo, i Sardi di oggi devono necessariamente rileggere e tramandare le parole di quelle pagine, per non dimenticare la profondità di una cultura straordinaria. A Su Tempiesu non vedrete e non ascolterete nulla di menzognero, poiché sarete mano nella mano con la Natura, la Storia e la cultura di un popolo che ha amato, faticato, progredito, composto canti e danze, pregato, pianto e gioito, camminato dove voi ora siete e i vostri figli saranno.

  Conserviamo insieme Su Tempiesu affinché le generazioni future godano dell’identità culturale, e non politica, che la Civiltà Nuragica ci ha lasciato. Scoperto nel 1953, il tempio è un edificio di età Nuragica legato al culto delle acque. Costruito con grossi blocchi di basalto bolloso e trachite (rocce vulcaniche trasportate da lontano, perché assenti nella zona), è costituito da un vestibolo trapezoidale con panchine laterali. Sulle pareti si aprono due nicchie per la deposizione di offerte votive. I muri portanti e aggettanti sono costituiti da blocchi di taglio obliquo disposti in modo da creare una linea dentellata. Dal vestibolo si apre una piccola scala di quattro gradini che conduce alla tholos che raccoglie l’acqua sorgiva. Alla base del pozzo una fossetta circolare permette la decantazione dei detriti, mantenendo l’acqua sempre pulita.

  L’acqua che trabocca dal pozzo scorre lungo un solco praticato sulla soglia, cade dentro una piccola conca e prosegue nella canaletta tracciata sul lastricato del vestibolo. La copertura del monumento è a doppio spiovente con facciata costituita da un timpano a triangolo acuto, che in antico si concludeva con un concio tronco-piramidale sostenente venti spade votive in bronzo. Due archetti monolitici decorativi, sovrastanti il vestibolo, completano la copertura. Il vestibolo è delimitato da un muro curvilineo (con due nicchie e mensole per le offerte) alla base del quale è scavato un pozzetto di raccolta delle acque trasbordanti dal pozzo maggiore, del quale riproduce forma e tecnica costruttiva. Il pozzetto conteneva numerose offerte votive in bronzo: spilloni, pugnaletti, bracciali, vaghi di collana, un cestino in miniatura e bronzi figurati rappresentanti offerenti. Lo scavo ha permesso di distinguere tre fasi edilizie e di frequentazione del tempio a partire dal Bronzo Recente fino alla prima Età del Ferro.

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