Anche lo sport, quando finisce nel recinto della politica, rischia di perdere la sua innocenza. Ad Alghero, due società di rugby si dividono una sola passione, ma una sola di esse – per ora – ha accesso a un campo comunale. L’altra si allena nei giardini pubblici. Una fotografia che i Riformatori Sardi hanno voluto incorniciare in una denuncia politica, chiedendo conto all’amministrazione comunale di come venga gestito l’impianto pubblico di Maria Pia.
«Nei giorni scorsi, attraverso i social, l’associazione Alguer Rugby ha pubblicato una bellissima immagine dei propri giovani atleti pronti ad allenarsi nei giardini pubblici di Tarragona. Una situazione che, se da un lato testimonia la forza e l’entusiasmo di questa nuova società, dall’altro solleva domande importanti sull’accesso agli impianti pubblici da parte di tutte le associazioni sportive del territorio», afferma il coordinamento cittadino dei Riformatori.
Una domanda secca, posta senza fronzoli: «Perché l’Alguer Rugby non dispone di un campo sportivo attrezzato?»
Fondata da atleti e dirigenti già noti nel mondo della palla ovale algherese, l’Alguer Rugby rappresenta – nelle parole del coordinamento – una realtà che «merita ascolto e rispetto», anche se nata da una scissione. Ma il punto, sottolineano i Riformatori, non è il passato: «Il punto centrale oggi è uno: attualmente esistono ad Alghero due società ma soltanto una ha accesso al campo comunale di Maria Pia».
Il comunicato entra poi nel dettaglio, riportando quanto affermato dal presidente della neonata società: «La società che ne dispone utilizza la struttura di Maria Pia senza concessione e, a quanto ci consta, senza pagare alcuna somma per l’utilizzo». Accuse gravi, da verificare, ma che – se confermate – delineerebbero un caso di gestione irregolare di un bene pubblico.
I Riformatori chiedono dunque al sindaco di Alghero e all’amministrazione un «intervento urgente» per:
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verificare lo stato della concessione in capo alla società che oggi dispone del campo;
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valutare la possibilità di un accesso condiviso tra le due realtà, come già avviene altrove;
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fornire una risposta immediata all’Alguer Rugby, che «sta garantendo attività sportive a decine di ragazzi del territorio senza disporre di un impianto adeguato».
Concludono con una frase che suona come un appello trasversale: «Lo sport è un diritto, non un privilegio e non deve diventare terreno di scontro politico, né prestarsi a letture ideologiche o di parte. […] Ora servono risposte concrete».
Nel sottobosco dello sport minore, là dove la gloria non porta titoli sui giornali, si gioca una partita altrettanto importante: quella della correttezza amministrativa, della dignità e dell’equità. E su questo campo, oggi, la politica cittadina è chiamata a mostrare il cartellino.