Certe cronache non si scrivono a cuor leggero. La violenza che affiora da una stanza anonima del centro storico di Sassari è la fotografia più cruda di ciò che può accadere quando un corpo viene trasformato in ostaggio e la paura diventa moneta di scambio. Venerdì 5 dicembre i Carabinieri hanno arrestato un uomo di 33 anni con accuse pesantissime: sequestro di persona a scopo di estorsione, tortura, lesioni personali e detenzione di sostanze stupefacenti.
L’operazione nasce da un gesto semplice e decisivo. Una vicebrigadiere dell’Arma, libera dal servizio, riceve sul telefono un video inviato dalla madre della vittima — una conoscenza personale. Nel filmato, la figlia è inerme sul pavimento, insultata e minacciata. Bastano pochi secondi perché la gravità diventi evidente. La militare allerta immediatamente la Centrale Operativa, che inoltra il video ai colleghi già in strada.
La pattuglia raggiunge in pochi istanti un’abitazione di Vicolo Bertolinis. L’irruzione è rapida: l’uomo viene bloccato, la ragazza trovata a terra, seminuda, il corpo coperto di ecchimosi, lo sguardo di chi non ha più difese. Una scena che non si dimentica.
I primi accertamenti ricostruiscono l’orrore. La giovane, ospite dell’uomo da qualche giorno, era stata accusata di aver sottratto del denaro. Da quella presunta colpa erano partite le violenze: colpi ripetuti, anche con una cintura cosparsa di limone per amplificare il dolore, e il divieto assoluto di lasciare l’appartamento. Le sevizie, secondo quanto emerge, andavano avanti dal giorno precedente.
Poi il ricatto: l’uomo chiama la madre della ragazza e pretende 600 euro “se vuole rivederla viva”. Subito dopo le invia il video. In sottofondo si sentono urla e minacce. La spirale di brutalità si reggeva tutta su quel filmato inviato con naturalezza feroce.
All’arrivo dei Carabinieri, la ragazza — esausta, spaventata fino al limite — li abbraccia. Un gesto che dice più di qualunque verbale. Viene subito medicata e trasferita al Santissima Annunziata.
Nella perquisizione domiciliare emergono marijuana, cocaina, 440 euro in contanti ritenuti provento illecito, e quattro telefoni cellulari, tra cui quello usato per registrare le sevizie. L’uomo, su disposizione della Procura di Sassari e in raccordo con la DDA di Cagliari, viene trasferito al carcere di Bancali.
Resta fermo il principio di presunzione d’innocenza: la colpevolezza dell’indagato potrà essere accertata solo con sentenza definitiva. Ma ciò che è stato trovato in quella casa, ciò che una madre ha visto in un video e ciò che i Carabinieri hanno interrotto con un’irruzione, pesa già come una verità che la giustizia è chiamata ora a vagliare.