Il fatto è chiaro nella sua crudeltà: un giovane viene attirato fuori casa con una scusa minima, quasi domestica, e si ritrova davanti un gruppo pronto a picchiarlo. La sequenza è rapida, studiata, lontana da qualsiasi baruffa tra coetanei.
Non c’è nulla di istintivo. È un’azione preparata, che porta addosso la firma della violenza vera.
La madre racconta che il figlio era in casa quando ha ricevuto la telefonata di un conoscente. L’invito a scendere “per fumare una sigaretta” sembrava una banalità. È diventato una trappola. Una di quelle che segnano un’intera comunità, perché rivelano una deriva che non riguarda solo chi la subisce, ma il contesto che la rende possibile.
È su questo punto che interviene Christian Mulas, consigliere comunale, presidente della Commissione consiliare alla Sanità ed educatore professionale esperto di devianze giovanili. Le sue parole non lasciano spazio a edulcorazioni:
«Di fronte a veri e propri fenomeni di devianza e di violenza giovanile che si manifestano nella nostra città, come purtroppo accade in tante altre, è necessario intervenire e prevenire subito».
Mulas indica la strada: un confronto serio che coinvolga tutta la città — famiglie, scuole, servizi sociali, istituzioni — prima che altri episodi aprano ferite più difficili da rimarginare. «Parliamo di una minoranza di giovani, ma in grado di generare problemi seri e profondi per la nostra comunità».
Il consigliere ricorda che una proposta operativa è già sul tavolo: nell’avanzo di bilancio compaiono 60 mila euro destinati a un progetto specifico sulle devianze giovanili, fondi che servirebbero ad attivare l’educatore di strada. Una figura che sta fra il territorio e i ragazzi, costruendo un presidio umano dove oggi c’è un vuoto.
«Non possiamo aspettare che episodi come questo si ripetano. Serve un patto educativo cittadino, serve responsabilità collettiva, serve presenza sul territorio. Abbiamo il dovere di ascoltare i giovani». Chiude la nota il presidente della commissione consiliare sanità Christian Mulas.