Una storia piccola solo nelle dimensioni del protagonista, ma enorme per ciò che rivela sul nostro rapporto con gli animali più fragili. A salvare un topolino intrappolato in una trappola a colla, la veterinaria Roberta Demontis: quella che è una delle pratiche più cruente, è ancora purtroppo diffusa per il controllo dei roditori. Un salvataggio che ha commosso il web e riacceso un dibattito necessario: la crudeltà di certi metodi e il valore irrinunciabile dell’empatia.
La dottoressa Demontis è intervenuta con prontezza: «Un’altra vita salvata da questa barbarie! – racconta – Piano piano, con l’olio di semi, l’abbiamo liberato. Con la colla gli animali muoiono di stenti: fame, sete, dolore e paura fino alla morte».
Un’emergenza in piena regola, gestita con delicatezza e professionalità. Il piccolo, battezzato affettuosamente Topo Gigino, è stato ripulito e messo in sicurezza. Oggi è libero.
La veterinaria non nasconde però la fatica emotiva che porta con sé ogni intervento del genere: «Io sono davvero stanca. L’unica consolazione è averne salvato un altro. Grazie a tutti quelli che si sono schierati dalla mia parte. Spero che chi ha augurato agli animali una morte lenta e dolorosa possa un giorno scegliere di agire e pensare diversamente, con più umanità ed empatia».
Il gesto ha dato origine a un intenso confronto sui social. La maggioranza degli utenti ha espresso solidarietà e sensibilità, condannando l’uso delle trappole a colla – una pratica che provoca una morte lenta e atroce – così come quello dei veleni. In molti hanno ricordato che esistono alternative etiche e non cruente: dissuasori, sistemi di allontanamento, trappole di cattura che consentono il rilascio, e, per chi proprio non accetta la convivenza, trappole a scatto che quantomeno garantiscono una morte immediata, limitando la sofferenza.
La storia di Topo Gigino diventa così un invito collettivo a guardare anche agli animali più piccoli con rispetto. Perché, come ricorda la dottoressa Demontis, «gli esserini indifesi cercano solo cibo». E meritano, come ogni forma di vita, di non essere condannati a sofferenze inutili.
Oggi Topo Gigino è libero. E la speranza è che non incroci più persone incapaci di provare pietà. Ma soprattutto che questa piccola vicenda continui a insegnare che l’empatia non è mai fuori misura: è ciò che ci rende umani.