Alle 21.49 di sabato la terra ha tremato di nuovo. Magnitudo 4.4, epicentro a Montefredane, quattordici chilometri di profondità. Una scossa netta, breve, ma abbastanza forte da farsi sentire in tutta la Campania e fino al Foggiano. La gente è scesa in strada, molti hanno rivissuto un ricordo che qui non si cancella: il terremoto del 1980. Quarantacinque anni dopo, la ferita è ancora aperta.
Le squadre della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco hanno subito avviato le ricognizioni sul territorio. Non risultano danni gravi né feriti, ma la paura è tornata a bussare alle porte. A Montefredane, le scuole resteranno chiuse per precauzione. “Siamo in una soglia di attenzione molto elevata – ha spiegato il sismologo Maurizio Pignone – e temiamo uno sciame sismico”.
In Irpinia, quando la terra si muove, non è mai solo geologia. È memoria collettiva. Ogni vibrazione riporta indietro a quel 23 novembre 1980, alle case crollate e ai silenzi lunghi dei paesi. Stavolta, per fortuna, la scossa non ha fatto vittime. Ma qui, anche un tremito basta a far risuonare l’eco di un incubo che non si è mai spento.