C’era un tempo in cui la fede marciava in divisa e il Vangelo camminava al passo dell’oca. San Giovanni da Capestrano ne fu il simbolo: giurista e teologo, ma anche comandante d’anime. Giovedì 23 ottobre, nella basilica romanica di Santa Giusta, militari e cappellani lo hanno ricordato con una cerimonia che ha unito la liturgia alla memoria, la storia al presente.
Il colonnello Maurizio Riccitelli, che della Sardegna conosce più pietre che mappe, ha aperto la giornata con una breve lezione d’architettura. Poi il vicario generale della diocesi, don Roberto Caria, ha guidato i presenti dentro la basilica, tra le navate e la cripta dove riposano le reliquie di tre sante: Giusta, Giustina ed Enedina. Tre donne che, anche da morte, continuano a dire la loro.
Alla celebrazione hanno preso parte autorità civili e militari: il sindaco di Santa Giusta Andrea Casu, il vicario del prefetto Giuseppe Rania, l’ammiraglio Enrico Pacioni, e numerosi generali. Un piccolo Stato Maggiore della devozione. Il coro interforze ha accompagnato la messa, e il vescovo Roberto Carboni ha mandato il suo saluto.
Don Gianmario Piga, nell’omelia, ha ricordato il santo patrono dei cappellani militari: “Predicatore sul fronte, apostolo sul campo di battaglia”. Il suo motto era semplice: “Sia avanzando che retrocedendo, invocate il Nome di Gesù: in Lui solo è salvezza”. Parole d’altri tempi, ma con un’eco che non si spegne. Il sacerdote ha aggiunto, con tono diretto, che “il mondo militare, come la vita spirituale, non è per chi teme di pagare in prima persona”. In un Paese dove il coraggio è spesso in congedo, la frase è suonata più attuale del previsto.
Durante la cerimonia si è pregato anche per i carabinieri Marco, Valerio e Davide, uccisi in servizio. Perché la divisa, quando pesa, non è solo stoffa ma croce.
Dopo la messa, buffet e strette di mano nell’oratorio. I cappellani hanno offerto dolci e vino come in una parrocchia di campagna, a ricordare che la fede – come la patria – è fatta di gesti semplici. E che San Giovanni da Capestrano, col suo elmetto e la sua corazza, avrebbe forse sorriso: il mondo cambia, ma la battaglia per la pace resta la stessa.