La pazienza, quando si fa metodo, diventa giustizia. Dopo mesi di indagini silenziose ma meticolose, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Oristano, insieme ai militari della Compagnia di Ghilarza, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misura cautelare che impone l’obbligo di dimora nel Comune di residenza a un uomo ritenuto responsabile della rapina armata all’Ufficio postale di Ulà Tirso, avvenuta il 5 giugno 2024.
L’indagato — già noto alle Forze dell’Ordine e sottoposto alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza — è accusato di rapina aggravata dall’uso delle armi e da mezzi di travisamento e di porto illegale in luogo pubblico di armi da fuoco. Il provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Oristano su richiesta della Procura della Repubblica, è frutto di un lavoro investigativo che conferma, una volta di più, la precisione e la tenacia dell’Arma.
La rapina era avvenuta in un giorno simbolico: il 5 giugno, data in cui l’Arma dei Carabinieri celebrava il suo 210° anniversario. Un uomo con il volto coperto, entrato nei locali dell’ufficio postale, aveva minacciato con una pistola la funzionaria presente, costringendola a consegnargli circa 10.000 euro in contanti, prima di sottrarle il telefono cellulare e darsi alla fuga.
Da quel momento i Carabinieri hanno lavorato con la pazienza dei certosini. Incroci di testimonianze, analisi video, confronti con altri episodi. Tutto ha portato a un punto preciso: la comparazione delle immagini di sorveglianza con quelle di un’altra rapina, avvenuta a Ollastra l’11 dicembre 2023, e per la quale erano già stati arrestati tre uomini lo scorso luglio. Uno di loro, per movenze, postura e abbigliamento, è risultato avere tratti “sovrapponibili” con il rapinatore di Ulà Tirso. A completare il quadro, i pantaloni sequestrati al sospettato — identici per marca e colore — e la perizia sul cellulare, che ha restituito riscontri decisivi.
Un tassello importante nella lotta alla criminalità nel Barigadu, zona che aveva vissuto con preoccupazione la rapina di Ulà Tirso, piccolo centro dove la paura si misura in sguardi e silenzi più che in parole. L’indagine non è conclusa: sono in corso accertamenti per verificare l’eventuale presenza di complici.
Come sempre, l’uomo è da considerarsi innocente fino a sentenza definitiva. Un’operazione condotta con rigore, intelligenza e rispetto delle regole — qualità che distinguono da sempre l’Arma dei Carabinieri, capace di coniugare disciplina e umanità, in un mestiere che richiede entrambe.