A partire da oggi, 15 settembre, è possibile presentare domanda all’INPS per il bonus psicologo. Una notizia in apparenza positiva, che però nasconde una realtà molto amara. I numeri parlano chiaro: in Italia si stima che siano circa 5 milioni le persone che avrebbero bisogno di un supporto psicologico ma non possono permetterselo a causa delle difficoltà economiche. Eppure, le risorse stanziate consentiranno di soddisfare appena 6.300 richieste.
Il dato è sconfortante: significa che oltre il 99% delle persone bisognose resterà senza alcun aiuto. Nonostante il clamore mediatico e l’apparente attenzione istituzionale al benessere psicologico, il bonus si configura come un’operazione di facciata, utile forse a tacitare le coscienze, ma incapace di incidere realmente su una criticità sociale di questa portata.
Le modalità di accesso, inoltre, non fanno che esasperare la disparità: la graduatoria è stilata in base al reddito ISEE, ma a parità di valore fa fede l’ordine cronologico di presentazione della domanda. In pratica, una rincorsa disperata dove chi tardi arriva… male alloggia.
E mentre nel 2024 le domande furono più di 400mila, soltanto poco più di 3.300 persone riuscirono a ottenere il contributo. Quest’anno, con 1.500 euro per ISEE sotto i 15mila, 1.000 euro tra 15mila e 30mila, e 500 euro tra 30mila e 50mila euro, la sostanza non cambia: si tratta di una misura che copre una frazione irrisoria del bisogno reale.
In un paese che continua a dichiarare l’importanza della salute mentale, la risposta amministrativa rimane drammaticamente insufficiente, quasi offensiva nell’esiguità dei numeri coinvolti. Di fatto, il bonus psicologo si rivela un privilegio per pochissimi, mentre la stragrande maggioranza continua ad affrontare i problemi psicologici da sola, senza alcun tipo di sostegno concreto.