Monteacuto (SS) – C’è ancora chi si ostina a chiamarle ragazzate, come se la leggerezza potesse giustificare l’incoscienza. Ma quando un adolescente entra in classe con un oggetto che somiglia a un’arma vera, la bravata smette di far sorridere e diventa un fatto. È accaduto nei giorni scorsi in un istituto scolastico della regione del Monteacuto, dove i Carabinieri della Compagnia di Ozieri sono intervenuti dopo la segnalazione dei docenti, preoccupati per la presenza di un alunno con quella che appariva a tutti gli effetti una pistola.
I militari, giunti sul posto, hanno trovato il ragazzo effettivamente in possesso di una pistola giocattolo, modificata nell’aspetto: mancava il tappo rosso all’estremità della canna, quello che per legge deve contraddistinguere le repliche inoffensive da ciò che invece può uccidere. Non servono colpi veri per generare panico, e in un’aula scolastica basta l’illusione della minaccia per alterare un intero equilibrio.
Il giocattolo è stato sequestrato, il ragazzo affidato ai genitori e segnalato in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Sassari. I Carabinieri hanno chiarito che, pur trattandosi di un’arma finta, la sua alterazione rappresenta un illecito non trascurabile, specie se commesso da un soggetto che ha compiuto i 14 anni. In questo caso, la legge non fa sconti.
L’episodio ha suscitato allarme tra famiglie e insegnanti, riaccendendo il dibattito sull’educazione alla legalità e sul ruolo della scuola come presidio di civiltà. L’Arma dei Carabinieri della provincia di Sassari, già da inizio anno impegnata in una campagna di sensibilizzazione tra i più giovani, ha ribadito l’intenzione di proseguire con incontri mirati nelle scuole per dissuadere dall’uso di oggetti pericolosi o ambigui: coltelli a serramanico, pistole giocattolo prive di marcature, strumenti che possono ferire anche solo evocando la violenza.
Un ragazzo che porta in classe una pistola, vera o finta che sia, ha qualcosa da dire. E se non lo fa con le parole, tocca agli adulti interrogarsi sul perché.
Come impone la legge e il buon senso, vale per ora la presunzione d’innocenza: la colpevolezza del minore sarà eventualmente accertata solo con sentenza definitiva. Ma l’allarme – quello sì – è già scattato.