La gogna
mediatica li aveva già etichettati, cinque anni fa, come “furbetti del
cartellino”. Le immagini diffuse all’epoca li mostravano mentre timbravano il
badge per poi allontanarsi dalla sede del Municipio. Ne seguì un’indagine della
Guardia di Finanza, innescata da una segnalazione interna, che portò Dolores
Daga (settore rifiuti) e Giuliano Salis (capo giardiniere) a processo per danno
erariale e lesione d'immagine del Comune di Alghero. Ma la sentenza della Corte
dei Conti – Sezione giurisdizionale per la Sardegna, pronunciata il 19
febbraio 2025, ribalta completamente la narrazione: nessun danno
patrimoniale, nessuna assenza ingiustificata, nessuna frode.
Il caso di Dolores
Daga verteva su quattro giornate (9 e 15 maggio, 26 e 27 agosto 2019)
durante le quali, secondo la Procura, l’impiegata avrebbe attestato falsamente
la propria presenza in servizio. La somma contestata ammontava a 17.910,90
euro, di cui 15.000 per danno d’immagine. Tuttavia, la difesa –
curata dagli avvocati Edoardo Morette e Andrea Delias – ha dimostrato con ampia
documentazione che Daga svolgeva attività di controllo all’esterno
usando una bicicletta comunale, senza ricevere compensi per le ore di
straordinario e con una disponibilità dimostrata anche fuori dall’orario
ordinario.
Nel caso di Giuliano
Salis, la Procura contestava sei giornate tra giugno e settembre 2019 in
cui il dipendente si sarebbe recato presso una società privata di cui era
socio, invece che prestare servizio. Anche in questo caso la richiesta
risarcitoria era di 16.139,40 euro. La difesa, affidata all’avvocato
Stefano Carboni, ha chiarito che Salis iniziava a lavorare ogni giorno prima
dell’orario previsto (7:00 anziché 7:30) senza percepire retribuzione
aggiuntiva, usava mezzi propri per coprire tutto il territorio comunale,
e si appoggiava alla sede privata solo per stampare documenti di servizio,
in assenza di mezzi adeguati forniti dall’amministrazione. L’assenza reale
quantificabile, ha dimostrato la difesa, sarebbe al massimo pari a 101
minuti complessivi, per un presunto danno di 16 euro.
Entrambe le
sentenze sottolineano l’insussistenza di prove univoche, le incongruenze
delle indagini, e l’inesistenza del danno d’immagine, che – secondo
la Corte – non può fondarsi su articoli di giornale che hanno diffuso accuse
poi dimostratesi infondate. Anzi, si evidenzia che il Comune stesso ha
tratto benefici dal comportamento dei dipendenti, ricevendo prestazioni
anche oltre l’orario e senza rimborsi per i mezzi utilizzati.
Emblematica la
conclusione della Corte: «non emergono fattori univoci e incontrovertibili in
grado di sostenere con adeguata efficacia e solidità la colpevolezza». Entrambi
i dipendenti sono stati assolti, e il Comune di Alghero è stato condannato
al pagamento delle spese legali, dopo essersi costituito parte civile nel
procedimento penale ancora in corso.
Una vicenda
che si rivolta contro chi ha fatto partire la macchina del fango troppo in
fretta. La giustizia, almeno in sede contabile, ha rimesso le cose al loro
posto. Ora si attende la chiusura del processo penale, ma la sentenza della
Corte dei Conti ha già scritto la parola innocenti.