Affitti e morosità: Un dramma tra costi insostenibili e benessere inesistente

  L'affitto di una casa, per molti italiani, sta diventando una trappola finanziaria. L’ultimo rapporto di SoloAffitti dipinge un quadro allarmante: sei inquilini su dieci sono in ritardo con il pagamento dell’affitto, e uno su due abbandona l’abitazione senza aver estinto i debiti. Una situazione che sta alimentando sfiducia e paura tra i proprietari, che spesso scelgono di lasciare gli immobili vuoti piuttosto che rischiare nuovi problemi. 

  A guardare indietro, però, si nota che non è sempre stato così. Fino a qualche decennio fa, l’affitto rappresentava una soluzione stabile e sicura, soprattutto per chi non poteva permettersi di acquistare una casa. La morosità era un fenomeno marginale, sostenuta da un sistema di welfare che riusciva a garantire una rete di sicurezza per le famiglie in difficoltà. Oggi, invece, questo equilibrio sembra essersi spezzato, trascinando con sé migliaia di persone in un circolo vizioso di precarietà abitativa e debiti accumulati. Ci sono diverse cause dietro a questo aumento vertiginoso della morosità. Innanzitutto, il mercato del lavoro italiano, caratterizzato da instabilità e salari bassi, rende difficile per molte famiglie garantire pagamenti regolari. 

  Tra contratti a termine, part-time involontari e stipendi che non tengono il passo con il costo della vita, l'affitto diventa spesso una delle prime spese su cui si cerca di risparmiare, in attesa di tempi migliori che, per molti, non arrivano mai. In parallelo, il welfare italiano è stato progressivamente depotenziato. I sussidi abitativi e le agevolazioni per le fasce deboli sono insufficienti e non riescono a rispondere alla crescente domanda. Questo, insieme all’aumento dei costi per avvocati e procedure di sfratto, costringe i proprietari a subire perdite finanziarie considerevoli: in media, negli ultimi dieci anni, ogni proprietario ha perso quasi dieci mensilità di affitto, spendendo circa 1.800 euro in spese legali per ogni inquilino moroso. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i dati mostrano che la morosità è più comune tra gli adulti tra i 40 e i 49 anni (31,7%), mentre i giovani sotto i 30 anni e gli over 70 risultano essere i più puntuali nei pagamenti. Questo dato solleva riflessioni profonde sulle difficoltà di una generazione intermedia, spesso schiacciata tra l'insicurezza lavorativa e il peso di sostenere una famiglia, e che non può contare né sulle risorse di una generazione più giovane, né sui sostegni pensionistici degli anziani. La situazione attuale ha portato molti proprietari a evitare di affittare le loro abitazioni.

  Silvia Spronelli, CEO di SoloAffitti, evidenzia come il 30% dei proprietari italiani preferisca lasciare i propri immobili sfitti, per paura di non poter recuperare la casa o per timore di incappare in inquilini morosi. Questa scelta contribuisce a creare una scarsità di alloggi disponibili, nonostante ci siano circa 6 milioni di immobili potenzialmente destinabili all'affitto. Il blocco degli sfratti imposto durante il periodo del Covid ha solo esacerbato questa paura, lasciando un segno profondo nel settore. Questo clima di incertezza e sfiducia danneggia tutti. Da un lato, gli inquilini faticano a trovare alloggi accessibili e sicuri; dall’altro, i proprietari vedono i propri immobili trasformarsi in un potenziale peso economico e legale, piuttosto che in una risorsa. La mancanza di garanzie e sostegni crea un sistema fragile, in cui entrambe le parti – proprietari e inquilini – finiscono per perdere. Il paragone con il passato è inevitabile. In un'epoca in cui il welfare era più solido, l’affitto rappresentava una soluzione abitativa sicura e dignitosa. 

  Le famiglie che si trovavano in difficoltà potevano contare su ammortizzatori sociali che impedivano loro di cadere in una spirale di debiti. Oggi, invece, il benessere sembra diventato un miraggio, sostituito da un sistema in cui la precarietà abitativa è diventata una norma. Per invertire questa tendenza, servono interventi decisi e strutturali. Un ritorno a un sistema di welfare più forte, che garantisca assistenza abitativa adeguata, potrebbe restituire fiducia a proprietari e inquilini. Inoltre, politiche di agevolazione fiscale e incentivi per chi affitta a canone concordato potrebbero contribuire a rendere il mercato più sostenibile. La crisi dell’affitto in Italia è una ferita aperta che non può essere ignorata. È necessario ripensare il sistema abitativo e garantire, come avveniva in passato, che avere una casa in affitto non sia una fonte di ansia e insicurezza, ma una base stabile su cui costruire un futuro.

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