La chiesa di Santa Rosalia è una chiesa del centro storico di Cagliari, situata in via Torino, nel quartiere Marina. Per tutti i cagliaritani è però nota come la chiesa di San Salvatore da Horta.
Il tempio, noto soprattutto per custodire la tomba di san Salvatore da Horta, è officiato dai Frati Minori che risiedono nell'adiacente convento. Insieme alla chiesa di Benetutti sono le uniche dell'isola ad essere dedite a questa santa.
La chiesa nacque nel XV secolo come piccolo oratorio, per un voto fatto a Santa Rosalia dalle autorità cittadine. I fedeli vi si rivolgevano con preghiere durante le ricorrenti pestilenze. Nel 1695 la municipalità concesse la chiesa ai siciliani presenti a Cagliari che abitavano il rione del porto insieme a catalani, maiorchini e valenzani. Parve opportuno affidarla a genti siciliane in quanto la
Santa è la patrona di Palermo dove visse eremita nell XI sec. sul Monte Pellegrino. Nel 1740, dopo soli 40 anni, la chiesa venne ceduta ai Frati Minori Osservanti.
Situata nella parte nord orientale del quartiere della Marina, è conosciuta anche come chiesa di San Salvatore di Horta, in quanto vi si trovano le reliquie del Santo.
San Salvatore da Horta era nato nel 1520 a Santa Coloma di Farnes in Catalogna da famiglia modesta. Conobbe fame e povertà e, dopo aver svolto umili lavori entrò nel convento francescano di Barcellona. La sua fu una vita raminga a causa delle incomprensioni dei confratelli e dopo tanto vagare nel 1565 giunse a Cagliari. Lo fama di santità lo seguì anche a Cagliari e quando nel marzo del 1567 si sparse la voce della sua morte si precipitarono al suo capezzale le maggiori autorità della città. Morì il 18 marzo ad appena 47 anni.
I prodigi continuarono anche dopo la sua morte presso la sua tomba situata nella chiesa di Santa Maria di Gesù. Nel 1607 un frate ne asportò il cuore e lo portò al convento di San Pietro di Sassari. Il corpo fu allora nascosto per evitare che venisse trafugato. Nel 1718 il corpo venne portato nella chiesa di San Mauro e nel 1758 nella chiesa di Santa Rosalia, dove tuttora è custodito.
Il riconoscimento della sua santità fu molto lungo e solo il 17 aprile 1938 Pio XI lo riconobbe santo. Migliaia di pellegrini parteciparono ai riti sia a Roma che a Cagliari e l' urna con le spoglie del santo venne portata in pellegrinaggio in molti paesi della Sardegna.
Molte scarne sono le notizie su Santa Rosalia. Queste furono raccolte dal gesuita Giordano Cascini che nel 1631 scrisse una vita della santa di cui una copia è custodita all' interno dell' urna nella cattedrale di Palermo. Visse una vita di eremitaggio che si concluse il 4 settembre probabilmente nel 1170 nella grotta del Monte Pellegrino eletta a sua dimora. Fu subito dichiarata Santa
dall'arcivescovo di Palermo Gualtiero Offamilio, visto che il nome di S. Rosalia, Santa, lo si trova in documenti del 1196-1198 dei Papi Celestino III e di
Innocenzo III, della Regina Costanza e di Federico II.
La facciata è in stile barocco piemontese su tre livelli, presenta in alto lo stemma di casa Savoia, un timpano ed eleganti nicchie che ospitano le statue dei Santi francescani Bonaventura e Antonio da Padova. L'interno della chiesa presenta un'unica navata con volta a botte, cupola ottagonale sul presbiterio e quattro cappelle per lato. Partendo dall'ingresso, in una nicchia sulla destra la
statua dell'Ecce Homo, forse ottocentesca.
Occupa la prima cappella un antico dipinto di San Salvatore che compie un miracolo. La seconda è dedicata alla Madonna di Lourde con una riproduzione della grotta. Sul muro di destra in un
arcosolio troviamo la statua giacente di Don Francesco Genoves morto nel
1669. La terza in marmo è dedicata a san Francesco d'Assisi. Nella quarta la statua settecentesca di Santa Rosalia. Sulla parete sinistra la statua di San Pasquale Baylon, a cui prima era dedicata la cappella. A partire dal presbiterio, sulla sinistra si aprono le cappelle del Sacro Cuore, di Sant'Antonio da Padova costruita nel '800, della Pietà con le statue dei Santi Cosma e Damiano in una
nicchia, probabilmente settecentesche. L'ultima cappella contiene una tela con San Salvatore in gloria.
All'interno della chiesa troviamo nove lampade d' argento perennemente accese che ricordano alcuni miracoli: la guarigione di una povera malata alla quale San Salvatore suggerì di visitare la sua tomba per nove mercoledì consecutivi e di accendere nove lampade all'altare della Madonna.
La chiesa ha riconosciuto ufficialmente due miracoli che sono raffigurati in due grandi dipinti: la guarigione istantanea di Mario Piras, bambino di 10 anni affetto da meningite basilare tubercolare avvenuta a Cagliari nel 1931 e quella di Aurora Sechi, di 9 anni, colpita da scarlattina maligna con meningite e poliartrite avvenuta a Mandas nel 1933.