La fine di un'era: L'azienda agricola "Donna Ricca" passa nelle mani di A2A

  In una giornata che ha l'odore della nostalgia e il sapore amaro del cambiamento, Sassari dice addio a un pezzo della sua storia agricola. L'azienda "Donna Ricca", della famiglia Rossi, ha ceduto il passo a un nuovo padrone: A2A Spa, una delle più importanti società energetiche d'Italia. Questa non è una semplice compravendita di terreni. È la conclusione di un capitolo che ha visto "Donna Ricca" al centro dell'attività agricola della Nurra, con i suoi 415 ettari irrigati e le 700 vacche da latte che pascolavano rigogliose, alimentando la produzione di COAPLA, il marchio che ogni sassarese associa ai tempi in cui il latte veniva prodotto proprio qui, sotto il cielo della Sardegna. 

  Per molti, "Donna Ricca" non era solo un'azienda. Era un modello. Un faro per gli studenti di Veterinaria e Agraria, che qui trovavano un esempio pratico di eccellenza. Un punto di riferimento per gli allevatori dell'isola, che guardavano a questa realtà come a un baluardo di produttività e innovazione. Ma gli anni 2000 hanno portato con sé la crisi economica, e con essa la fine di quel sogno di prosperità: le vacche sono state vendute, e l'azienda si è convertita alla coltivazione di mais e cereali. Ora, con la vendita a una società energetica, si apre un nuovo capitolo. E se da una parte il Centro Studi Agricoli si augura che l'attività agricola continui, dall'altra c'è il timore che quei terreni, così fertili e rigogliosi, possano essere destinati all'agrovoltaico. Un destino legale, certo, ma che spazzerebbe via l'ultimo legame con la tradizione agricola della Nurra. Tore Piana, figura di spicco del Centro Studi Agricoli, ricorda con affetto le vacche pezzate che pascolavano sui verdi prati, un'immagine impressa nella memoria di ogni sassarese. 

  "È un pezzo di storia del territorio e di Sassari che se ne va," dice con malinconia, richiamando alla mente quei momenti in cui, da bambino, i suoi genitori si fermavano lungo la strada per l’Argentiera per ammirare le mucche al pascolo. Nel futuro, il Centro Studi Agricoli cercherà un incontro con la nuova proprietà, nella speranza che la priorità rimanga l’agricoltura. Perché, come conclude Piana, la terra ha bisogno di mani che la coltivino, non solo di macchine che la sfruttino.

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