Tragedia sul lavoro a Santadi: Muore operaio di 46 anni

  Santadi – Una tranquilla giornata di lavoro si è trasformata in tragedia. Un operaio di 46 anni, originario di Sassari, è morto ieri all'ospedale Brotzu di Cagliari dopo essere stato colpito da una grossa chiave inglese cadutagli sul petto mentre lavorava nel cantiere per la posa di un grosso tubo per la corrente elettrica. L'incidente è avvenuto nel piccolo centro di Santadi, nel Sulcis. Non ci sono giri di parole: l'uomo è morto per un incidente assurdo, una chiave inglese caduta da un'altezza considerevole. Colpito al petto, ha subito un arresto cardiaco. I colleghi, sconvolti, hanno chiamato immediatamente il 118. L'elisoccorso è arrivato in fretta, ma non abbastanza. Trasportato all'ospedale Brotzu, l'operaio è deceduto poco dopo l'arrivo. I carabinieri della Compagnia di Carbonia, insieme agli esperti dello Spresal dell'Asl, sono al lavoro per capire come sia potuto accadere un incidente del genere. Le prime indagini suggeriscono che si tratti di una tragica fatalità, ma non si escludono altre ipotesi. Santadi, un piccolo comune nel cuore del Sulcis, è sconvolto. La sicurezza sul lavoro, un tema che sembra sempre finire in secondo piano fino a quando non accade l'irreparabile, torna prepotentemente alla ribalta. E torna con tutta la sua urgenza: non si può morire così, non si deve. E pensare che l'operaio, di cui non è stato reso noto il nome per rispetto della privacy della famiglia, era descritto dai colleghi come un lavoratore instancabile, un uomo di poche parole ma di grande cuore. 

  Una vita spezzata da un incidente che lascia l'amaro in bocca e solleva interrogativi che richiedono risposte chiare e immediate. Questa vicenda riaccende il dibattito sulla sicurezza nei cantieri. Quante altre vite dovranno essere sacrificate prima che si prenda davvero sul serio il problema? Ogni incidente dovrebbe ricordarci l'importanza delle misure di sicurezza, ma soprattutto il valore inestimabile della vita umana. In questo momento di dolore, il pensiero va alla famiglia dell'operaio, colpita da una perdita incolmabile. Ma la riflessione deve andare oltre: deve spingere tutti, dalle istituzioni ai datori di lavoro, a fare di più. La sicurezza sul lavoro non è un optional, è un diritto. È una promessa che dobbiamo fare a chi oggi non c'è più: lavorare perché nessuno debba più morire così. Non è solo una questione di norme, ma di rispetto per la vita umana. E questo rispetto passa attraverso un impegno concreto e quotidiano per la sicurezza nei luoghi di lavoro.

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