L'emergenza idrica che affligge la Sardegna è ormai insostenibile, dove l'acqua, bene più prezioso e scarso, viene paradossalmente sprecata, finendo in mare senza ritegno.
La denuncia di Coldiretti, unitamente all'Anbi regionale e al Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale, suona come un campanello d'allarme troppo a lungo ignorato, una voce che grida nel deserto di una gestione idrica che rasenta l'irresponsabilità.
"Basta con questa situazione inaccettabile", tuonano i vertici di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu e Luca Saba, mentre le dighe del Campidano vomitano a mare il loro prezioso contenuto, in un atto di spreco che fa rizzare i capelli sulla testa. E mentre il Tirso straborda, il Flumendosa langue, dimostrazione lampante di una gestione che danza al suono di burocrazia e scelte discutibili, lasciando agricoltori e allevatori a bocca asciutta.
La siccità, che già mette a dura prova il settore primario dell'isola, viene così esacerbata da una cattiva regia delle risorse idriche, un doppio schiaffo per chi vive di terra e bestiame.
Le restrizioni idriche, longa manus di un'estate arida, diventano il minore dei mali di fronte a dighe che, per "questioni burocratiche o, peggio, per scelte errate", falliscono miseramente il loro scopo di sostentamento.
L'economia rurale sarda, già navigante in acque agitate, si trova così ad affrontare una tempesta perfetta, con produzioni d'eccellenza messe in ginocchio da un sistema idrico che sembra giocare a dadi con il destino dei produttori. "Le conseguenze economiche e sociali sono devastanti", afferma Cualbu, sottolineando l'assurdo dilemma che si pone tra il bisogno vitale di acqua e il costo dell'energia necessaria per attivare le pompe di una diga che potrebbe, almeno in parte, mitigare la sete del Sud Sardegna.
La palla passa ora alla neo eletta presidente Todde, alla quale Coldiretti Sardegna ha già avanzato proposte concrete per una gestione strategica dell'acqua. "Tutto è in mano alla neo eletta presidente Todde", ricorda Saba, chiedendo uno "scatto in avanti della Regione" verso la modernizzazione delle reti irrigue, l'interconnessione dei bacini e il riutilizzo dei reflui trattati.
In questo scenario, l'agricoltura sarda si trova a un bivio: da una parte la speranza di un cambiamento radicale nella gestione delle risorse idriche, dall'altra il rischio concreto di vedere svanire nel nulla il lavoro di intere generazioni. Sarà la nuova amministrazione regionale a decidere se la Sardegna sarà terra di prosperità o deserto di speranze perdute.