Nel panorama italiano dove il sacro e il profano danzano insieme senza soluzione di continuità, emerge una nuova perla di saggezza ecclesiastica dalla provincia di Sassari, con il vescovo di Ozieri, mons. Corrado Melis, che finisce sotto l'occhio del ciclone giudiziario per questioni di peculato e riciclaggio legate ai fondi 8x1000.
La vicenda ruota attorno a una cifra non da poco: oltre 2 milioni di euro, destinati, stando alle parole del vescovo, a "attività professionali e caritative".
"I 2 milioni di euro dell'8x1000 sono tutti in attività professionali e caritative", proclama Mons. Melis in una lettera alla sua diocesi, facendosi portavoce di un messaggio tanto nobile quanto, dato il contesto, tragicamente ironico.
A fare da contraltare alle sue parole, l'indagine della Procura di Sassari, che vedrebbe il vescovo e altri otto compagni di viaggio coinvolti in manovre finanziarie per lo meno discutibili.
Il fatto che tra gli indagati figurino anche personaggi di calibro come Antonino Becciu, fratello del porporato condannato in Vaticano, aggiunge solo pepe ad un brodo già ricco di sospetti e di retorica di facciata.
Il difensore di Melis, l'avvocato Ivano Iai, suona la carica della difesa sottolineando l'operato "esclusivamente per finalità caritatevoli e di solidarietà" della diocesi attraverso la Caritas e la Spes.
Ma in un'Italia che sembra navigare a vista tra scandali finanziari e sacre missioni, l'assurdo diventa la norma. La diocesi di Ozieri, insieme alla CEI, pare aver sempre ottenuto il placet per i suoi progetti, lasciando trasparire una sorta di benedizione burocratica a operazioni che oggi sollevano più di un sopracciglio.
Eppure, secondo l'avvocato, "ci sarà un momento in cui tutti questi fatti verranno chiariti". Attendiamo fiduciosi.
Nel frattempo, la lettera del vescovo si dipana tra richiami evangelici e una fiducia quasi commovente nella "fantasia dello Spirito" capace di "inventare vita dove c'è delusione e dolore".
Un messaggio che, se da un lato tocca le corde della speranza e della fede, dall'altro rischia di suonare vuoto in un contesto dove la gestione dei fondi sacri sembra sfuggire alle sacre scritture per abbracciare pratiche ben più terrene.
La vicenda di Mons. Melis e della diocesi di Ozieri si aggiunge al mosaico italiano di scandali e indagini che vedono coinvolti uomini della Chiesa, in un continuo rimbalzo tra aspirazioni celestiali e tentazioni terrene. La realtà, come sempre, si dimostra più complessa delle narrazionica cui vorremmo credere, e la verità, si spera, troverà la strada per emergere.