Il sito, localizzato sulla sponda sud-occidentale dello stagno di Cabras, noto dalla fine dell’Ottocento in seguito ai rinvenimenti di superficie messi in luce da lavori agricoli, è interessato dalla presenza di un insediamento prenuragico (articolato in due stazioni A e B) ascrivibile sia alle fasi neolitiche di Cultura Ozieri, sia a quelle eneolitiche di cultura Abealzu e Monte Claro. Il materiale rinvenuto in superficie si riferisce a produzioni ceramiche, industria litica in ossidiana e selce, tre idoletti fittili di dea madre a schema cruciforme, due figurine di divinità in terracotta, due statuine di dea madre in marmo con schema delle braccia a traforo, due idoletti accettiformi.
A circa m 300 a W del sito sono presenti uno stanziamento nuragico con nuraghe complesso realizzato in conci di basalto e un insediamento di periodo punico e romano
Un porto e un insediamento di epoca nuragica parzialmente sommersi, al centro di un complesso sistema nel cuore del Sinis. Uno studio dall’architetto di Cabras Giuseppe Sanna, 31 anni, apre una nuova affascinante finestra sulla penisola dell’Oristanese. Un articolo intitolato “Dalle connessioni visive dei nuraghi del Sinis alla città nuragica sommersa di Conca Illonis nello stagno di Cabras” è stato pubblicato nell’ultimo numero della rivista scientifica internazionale di classe A Restauro Archeologico, edita da Firenze University Press, casa editrice dell’Università di Firenze.
La ricerca – che ha utilizzato strumenti digitali come il Geographic information system e foto aeree – si concentra sulla possibile esistenza di un insediamento sommerso a Conca Illonis, all’angolo sud-ovest dello stagno.
Il lavoro di Sanna è stato presentato sabato scorso al centro polivalente di Cabras. In quell’occasione è intervenuto anche il sindaco Andrea Abis, che – da ingegnere – ha sottolineato l’importanza dello studio, paragonando le connessioni tra i nuraghi del Sinis individuate dallo studioso a un piano urbanistico ante litteram.
“Le connessioni visive oggetto della ricerca”, ha proseguito l’architetto Sanna, “puntano su Conca Illonis, che si trovava vicino a una fascia fluviale, un’area fertile e per questa ragione particolarmente adatta a ospitare un insediamento. È plausibile che con l’innalzamento delle acque parte dell’insediamento sia stata sommersa”.
Proprio dallo stagno di Cabras arrivano evidenze particolarmente interessanti. Lungo un’area di almeno 19 ettari, separati unicamente dalla striscia di terra di Conca Illonis, potrebbe infatti esserci traccia di un grande insediamento.
“Dall’analisi su ortofoto”, ha aggiunto Sanna, “è possibile notare spessori stabili che descrivono un andamento di probabili mura. A Conca Illonis c’è già un nuraghe, in un sito occupato sin dal Neolitico”.
Un’ampia esplorazione dei fondali dello stagno di Cabras, per capire cosa possa riemergere dalla laguna, è tra gli interventi che la Fondazione Mont’e Prama promuoverà nei prossimi mesi, insieme a scavi a Conca Illonis e nell’area nuragica di Cannevadosu. “La prospezione dello stagno”, ha concluso l’architetto di Cabras, “è molto importante. Auguro alla Fondazione di riuscire a verificare la reale estensione di queste evidenze”.