Tra le antiche strade di Ales, città orgogliosa che ha dato i natali al pensatore Antonio Gramsci, una scena surreale ha turbato la quiete abituale. Al cartello che indica l'ingresso della cittadina, patrimonio storico della provincia di Oristano, gli automobilisti hanno scoperto una volpe impiccata. Una scena non solo macabra, ma un segno tangibile di come la crudeltà umana possa infiltrarsi anche nelle comunità più rispettate.
L'atto, di una tale violenza gratuita, non ha mancato di scatenare una tempesta di emozioni tra i cittadini. Il raccapriccio, l'indignazione, il desiderio di giustizia. Alcuni, tra i più vecchi, potrebbero anche rammentare la legge del taglione, quel concetto di vendetta "occhio per occhio".
Ma in una società evoluta, è la legge, non la vendetta, che deve trionfare.
Il vice sindaco di Ales, Fabrizio Collu, assieme a un rappresentante del Corpo Forestale, ha tempestivamente raggiunto il luogo. Le prime indagini, racconta Collu, indicano che l'animale non è morto per asfissia. La volpe, ancora in tenera età, pare fosse stata investita. E qui, la vicenda assume una piega ancora più inquietante. Qualcuno, dopo l'incidente, ha deciso di appendere il corpo dell'animale al cartello. Forse una bravata, forse un segno distorcito di avvertimento? Ancora non si sa.
Mentre il paese digerisce lo choc, cercando di non farsi travolgere da questo incidente che non riflette i veri valori della comunità, gli investigatori sono al lavoro. Approfondimenti sono in corso, poiché niente deve essere lasciato al caso o all'interpretazione.
Così Ales, con il suo passato glorioso e una comunità fiera, si trova a fronteggiare una realtà amara, un promemoria di come la fragilità umana possa manifestarsi nelle sue forme più aberranti. L'evento sollecita una riflessione profonda: come salvaguardare la decenza, il rispetto e l'amore per ogni forma di vita, in un mondo in cui l'ignoranza e la crudeltà possono emergere all'improvviso.