Nel celebre cult del 1994 diretto da Michael Radford, “Il postino”, magistralmente interpretato da Massimo
Troisi, si dedicava alla cura della corrispondenza per il poeta cileno Pablo Neruda in esilio su un’isola del
sud Italia. Percorrendo in bicicletta sentieri immersi in paesaggi idilliaci, pedalate leggere e spensierate
rappresentavano con bellezza e dignità una delle mansioni più antiche al mondo.
Un quarto di secolo dopo. Medesimo soggetto, ambientato in Toscana. Poste Italiane, presso il
Recapito di Pistoia (e non solo!), dirige l’indegno remake dell’iconico film.
CIAK
Sono stato assunto da Poste Italiane S.p.A. in qualità di portalettere con contratto a tempo determinato dall’1
marzo al 30 aprile 2022 presso il Recapito di Pistoia. Una volta giunto in ufficio, il primo giorno è dedicato
al sopralluogo dell'area di lavoro e al disbrigo delle procedure burocratiche. Alla mia richiesta di istruzioni
per la compilazione del modulo di destinazione del TFR in modo tale da non lasciarlo in Azienda, perentoria
è stata la risposta del responsabile: “devo fare gli interessi di Poste, non i tuoi”. Non ottenni alcun
chiarimento.
Nei giorni successivi assistiamo a un’escalation di atteggiamenti improntati alla prepotenza,
all’arroganza e alla sopraffazione da parte dei responsabili di lavoro: “Non chiedete permessi…” apre uno
dei capisquadra, “…nemmeno per donare il sangue!” prosegue sornione l’altro.
Idem per le ferie: “Le ferie non godute verranno pagate alla fine! I portalettere CTD (Contratti a
Tempo Determinato) sono assunti proprio per far andare in ferie i fissi!” concludono.
Confusione e disorganizzazione regnano sovrane: improvvisi cambi di orario di lavoro comunicati
attraverso messaggi o telefonate a orari improbabili; continui spostamenti da una zona di consegna all’altra e
senza preavviso; turnazione settimanale resa nota con estremo ritardo. Per giunta, in spregio a qualsiasi
norma sulla privacy, ritrovo il mio numero di telefono aggiunto “a sorpresa” a una chat di gruppo contenente
oltre 90 partecipanti, gestita dai datori di Poste e adoperata per le comunicazioni di lavoro.
Strumenti di lavoro insufficienti: palmari con batterie esauste in dotazione; affidamento di mansioni
per le quali non è stata prevista alcuna formazione specifica; lunghe ore – non retribuite – ad attendere il
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ritorno di un collega prima di poter utilizzare un veicolo per le consegne. Mezzi che spesso e volentieri si
sono rivelati fatiscenti e pericolosi, non adeguati a viaggiare specialmente in caso di avverse condizioni
meteo.
IN GITA
Uscendo dall’ufficio postale, la macchia mediterranea delle Eolie lascia spazio a cumuli di rifiuti di ogni
genere abbandonati nel proprio piazzale e lasciati a marcire; c’è finanche un cesso a far bella mostra di sé!
Le consegne in bicicletta, adeguate ai ritmi frenetici imposti dall’Azienda, si trasformano in
pericolose corse alla guida di motorini fatiscenti e malandati: freni lenti, cavalletti spezzati, parabrezza
graffiati e quindi ridotta visibilità. Tensione nervosa e stress continuativo completano l’opera. Ragion per cui
la decantata tutela della salute e della sicurezza sul lavoro trova riscontro solo nelle pratiche burocratiche.
L’andamento fiabesco cede il passo a quello grottesco. Servizio di consegna effettuato dal lunedì al
sabato con turni di 6 ore, riservato perlopiù ai precari, oppure fino al venerdì con turni di 7 ore e 12 minuti
con “pausa” di 15, per un totale di 36 ore settimanali (CCNL).
A prescindere dal turno lavorativo, ci viene richiesto di effettuare le consegne con qualsiasi
condizione atmosferica, anche fitta pioggia ad esempio, in motorino! Uscendo in orario pomeridiano ci tocca
consegnare fino a tarda sera, al buio. Perfino su strade periferiche, dissestate, non illuminate e ad alta
velocità di scorrimento! Ciò comporta l’esposizione a un rischio elevato, soprattutto nei mesi invernali. Ma a
nessuno importa: “Il postino lavora fino alle 21!” apostrofa così ogni mia perplessità uno dei capisquadra.
La mattanza si consuma silenziosamente alla luce del sole. Non si rispetta mai il normale orario di
lavoro sotto pressione dei responsabili per consegnare quanta più posta possibile e solitamente si rientra in
ufficio solo al completamento delle consegne affidate, lavorando due o tre ore non pagati ogni giorno. Lo
straordinario, infatti, non è retribuito poiché non scatta in automatico bensì è a “discrezione” dei datori!
Considerando lo straordinario “fantasma”, le 36 ore settimanali previste dal contratto superano in
media le 48 ore! “Sei rientrato tardi di tua spontanea volontà!” puntualizzano! Del resto, a chi non
piacerebbe lavorare fino a dodici ore al giorno, almeno quattro delle quali a titolo gratuito?!
METTENDO A FUOCO IL “SISTEMA”
Alla data del 30 aprile 2022 sono 32 i portalettere CTD, con contratto a termine, in forza presso il Recapito
di Pistoia. E quasi nessuno rispetta l’orario di lavoro! (Figuriamoci in tutta Italia!) Il contratto a tempo
determinato è l’elemento chiave della scena. Il ricatto sociale del lavoro precario schiaccia i diritti dei
lavoratori. Chi, rispettando l’orario previsto, ritorna con posta non recapitata viene aspramente redarguito.
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Rimproveri che spesso e pubblicamente diventano vere e proprie umiliazioni: “Ho bisogno di gente
che mi svuoti il casellario!” sbotta uno dei capisquadra, “…se non lo fai tu, il mese prossimo, lo farà
qualcun altro!” prosegue rivolgendosi a me. Ancora, ribatte con superbia: “Chi riporta indietro i pacchi è
come se non avesse lavorato!”. E aspramente conclude: “Non provare a giustificarti, non siamo
diplomatici!”.
“La posta che vi affidiamo si consegna tutta!” ci richiamano all’ordine i responsabili. “In caso
contrario questo lavoro non fa per voi!” tagliano corto mostrando grande freddezza.
Coloro che oppongono resistenza alla scelleratezza del “sistema” Poste ricevono il benservito con
l’approvazione del Direttore e del Sindacato di turno.
UN FINALE PREANNUNCIATO
Far valere i propri diritti ha destato le antipatie dei responsabili dell’ufficio – e con mia grande sorpresa
anche delle rappresentanze sindacali (sic!) – palesemente irritati e maldisposti nei miei confronti. Le
conseguenze non tardano a manifestarsi e come sospettavo il contratto in scadenza il 30 aprile non mi è stato
prorogato. L’Azienda non ha avuto nemmeno la decenza di avvisarmi. Sono stato informato da uno dei
datori solo dopo aver ampiamente terminato l’ultima giornata lavorativa, attraverso una telefonata intrisa di
finto dispiacere.