Il calcio a volte è crudele nella sua semplicità: novantaquattro
minuti di resistenza eroica possono essere cancellati da un singolo
dettaglio, da un attimo di smarrimento. Così il Cagliari di Fabio
Pisacane, ordinato, compatto e per lunghi tratti impeccabile, ha
visto svanire un pareggio che sarebbe stato più che meritato. A
togliere il sorriso ai rossoblù è stato Anguissa, che al 95’ ha trovato
lo spazio per insaccare e regalare al Napoli il secondo successo in
due giornate.
Gli azzurri, padroni del pallone dall’inizio alla fine, hanno faticato a
trasformare il possesso in occasioni reali. Per larghi tratti la partita è
sembrata un esercizio di pazienza: Caprile, ex di serata, ha
disinnescato Lucca e Spinazzola con interventi da manuale, mentre
Politano e Buongiorno hanno tradito una certa imprecisione sotto
porta. Perfino McTominay, di solito infallibile, ha mancato il colpo nel
recupero.
In mezzo, un De Bruyne mai davvero illuminante e un
Napoli che, pur dominando nella geografia del campo, non trovava
la chiave per aprire la cassaforte sarda.
Il Cagliari, schiacciato a tratti ma mai rinunciatario, ha avuto persino
il coraggio di affacciarsi dalle parti di Meret, che per una sera si è
ricordato di essere anche portiere da copertina, opponendosi con
interventi quasi miracolosi. La sensazione, fino all’ultimo, era che la
squadra di Pisacane potesse portare a casa un punto prezioso,
frutto di un’applicazione difensiva certosina e di una compattezza
che raramente si vede a inizio stagione.
Poi, però, la legge del pallone è tornata a farsi sentire. Un solo
episodio è bastato: Anguissa, lasciato colpevolmente libero, ha
trovato la zampata che ha mandato in visibilio il Maradona e fatto
cadere nel silenzio i rossoblù. Un gol che non racconta la
superiorità del Napoli, quanto piuttosto la sottile differenza che
separa la gloria dalla beffa.
Per la squadra di Conte, sei punti in due partite e la conferma di
una candidatura forte alla corsa scudetto. Per il Cagliari, resta
l’amarezza, ma anche la consapevolezza di avere costruito una
prova di maturità. Perdere così, all’ultimo respiro, non cancella la
solidità mostrata né il segnale di crescita. Semmai ricorda che nel
calcio basta un attimo di distrazione per mandare all’aria una serata
quasi perfetta.