L’ansia da rientro dopo il periodo di vacanze è uno stato d’animo piuttosto comune. Il rischio è quello di farsi prendere da sentimenti come tristezza, malumore e negatività per il ritorno alla routine quotidiana.
Per affrontare al meglio questo periodo e non farci cogliere impreparati ecco alcuni consigli della professoressa Federica Pinna, direttrice della Psichiatria dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari. «Certamente – dice la specialista – occorre impegnarsi a riprendere progressivamente e gradualmente le attività lavorative, a piccoli passi e per piccoli obiettivi.
Questo ci consente di non sentirci travolti dagli impegni quotidiani arrivando a sviluppare sintomi come ansia, tristezza, insonnia e irritabilità».
Fondamentale è la cura di sé. «È importante alternare il tempo speso a lavorare con il tempo dedicato ad attività piacevoli – sottolinea la professoressa Pinna - che aiutino a rilassarsi e a limitare lo stress, tra cui l’attività fisica, una buona alimentazione e una buona igiene del sonno. Questa alternanza tra lavoro e svago, quindi tra dovere e piacere – prosegue la specialista - dovrebbe caratterizzare stabilmente la nostra quotidianità, non solo il periodo del rientro dalle vacanze, consentendoci di ricaricarci di energie e risorse utili a fronteggiare gli impegni lavorativi, senza arrivare alle vacanze estive eccessivamente carichi di stress e di aspettative».
Il clima lavorativo rappresenta senza dubbio un fattore condizionante. «Un ambiente sereno, un buon rapporto con i colleghi, un vissuto di realizzazione e appagamento si associano abitualmente a minori livelli di ansia da rientro – dice ancora l’esperta del san Giovanni di Dio - occorre, quindi, investire quotidianamente nel cercare di costruire un buon contesto».
Gli eccessivi livelli di stress impattano non solo sulla salute mentale, aumentando il rischio di sviluppare disturbi depressivi e d’ansia, ma anche sulla salute fisica. È quindi necessario non farsi assorbire dalle incombenze quotidiane escludendo totalmente le attività di svago.
Normalmente la sindrome da rientro è di lieve entità. «Si risolve spontaneamente con la ripresa progressiva delle attività. In alcuni casi, tuttavia, i livelli di ansia e demoralizzazione diventano significativi, impattano sul funzionamento quotidiano e non tendono ad attenuarsi. In questi casi è indicato – conclude la professoressa Pinna - chiedere un aiuto specialistico, ad esempio ad uno psicologo, volto ad approfondire i fattori alla base del malessere ed, eventualmente, a impostare una strategia di intervento che può limitarsi allo stile di vita o includere un piano di cura psicofarmacologico».