Prenotare una visita in Sardegna è spesso una maratona. Si parte dal numero verde, si inciampa nel “tutti gli operatori sono occupati”, e si taglia il traguardo settimane dopo, quando ormai il dolore è passato o il paziente ha cambiato medico. Da qui, forse, la decisione della Regione di mettere mano al CUP, il Centro Unico di Prenotazione, per tentare quella che la presidente Alessandra Todde definisce “una riorganizzazione concreta, per ridurre i tempi di attesa e migliorare l’accesso ai servizi sanitari”.
Il piano, approvato dalla Giunta e messo a punto insieme ad ARES e Sardegna IT, punta sulla tecnologia e sul buon senso. Arrivano i sistemi di recall automatici – le chiamate che ricordano appuntamenti e disdette – e le “liste attive”, che dovrebbero evitare che un posto rimanga vuoto perché qualcuno non si è presentato. Semplice sulla carta: chi rinuncia libera lo slot, chi aspetta riceve la chiamata. Il tutto condito da campagne di comunicazione per spiegare ai cittadini come usare il servizio, stavolta sperando che lo ascoltino.
La sperimentazione è partita nella ASL del Medio Campidano: un banco di prova per capire se il sistema funziona davvero o se si limiterà a cambiare l’interfaccia senza toccare il problema. Entro l’anno, promettono, il nuovo modello verrà esteso a tutta l’isola.
«Sappiamo che c’è ancora molto da fare – ha ammesso la presidente Todde – ma continueremo a lavorare con le aziende sanitarie per rendere il sistema più efficiente e restituire fiducia nel servizio pubblico».
La fiducia, in effetti, è la cura più rara nella sanità sarda. Se il nuovo CUP riuscirà a guarire almeno le liste d’attesa, sarà già una rivoluzione. E per una volta, forse, i cittadini non dovranno più curarsi con la pazienza.