La morte di Gianpaolo Demartis a Olbia ha acceso la miccia. Il consigliere regionale Valdo Di Nolfo è andato dritto al punto: «Sono completamente contrario all’uso del Taser. Viene impiegato spesso su persone in condizioni psicofisiche alterate: una scarica elettrica colpisce un corpo già in difficoltà e può trasformarsi in condanna a morte».
Parole dure, accompagnate da un’accusa più ampia: «Se trasformiamo Tso e Taser in strumenti di pulizia sociale abbiamo fallito. Ancora una volta si usano le maniere forti contro i deboli e così si creano nuovi nemici sociali».
Il giorno dopo, però, a travolgerlo non è stata la polemica politica ma il fango social. Tra le centinaia di commenti sono spuntati messaggi violenti, perfino minacce: “Altro che taser, ci vorrebbe la calibro 9”. Di Nolfo ha reagito così: «Accetto e rispetto il confronto, anche duro, ma non posso tacere di fronte a commenti che evocano esecuzioni con armi da fuoco. Non mi lascio intimidire. Continuerò a portare avanti la mia attività politica».
Ma mentre lui parlava di “odio”, Fratelli d’Italia ribaltava la questione. «Al netto del solito vittimismo – si legge nel comunicato – i cittadini sardi hanno già rispedito al mittente la pericolosa retorica anarco-comunista del consigliere Di Nolfo». E ancora: «Non saremo mai dalla parte di chi usa parole d’odio contro le Forze dell’Ordine. Eviti piagnistei e odio verso chi ci protegge».
Nel mezzo, il consigliere comunale algherese Marco Colledanchise ha provato a gettare acqua sul fuoco. In un post ha scritto: “Se usano la pistola, è eccesso. Se usano il taser, è barbarie. Pretendiamo l’ordine, ma rifiutiamo i mezzi per garantirlo. Il punto non è lo strumento, ma l’uso che se ne fa. Chi specula sulle tragedie brandendo i morti come una clava politica indebolisce lo Stato e mina la fiducia in chi deve difenderci”.
Infine, il colpo di scena. Le prime indiscrezioni dell’autopsia su Gianpaolo Demartis dicono che il Taser non sarebbe la causa della morte. Confermati i problemi cardiaci pregressi dell’uomo. Ci vorranno sessanta giorni per i risultati completi, ma intanto il quadro cambia: non più l’arma al centro, ma la salute fragile della vittima. Un dettaglio che rischia di lasciare Di Nolfo senza bersaglio. Ha colpito il Taser. Ora l’autopsia sembrerebbe scagionarlo.