Il Centro Studi Agricoli: “Senza il Pecorino Romano DOP crollerebbe l’intera filiera ovina sarda” – L’analisi tecnica di Tore Piana

SASSARI – Il Centro Studi Agricoli interviene con una nota tecnica destinata a riaccendere il dibattito sul futuro dell’allevamento ovino in Sardegna. Al centro, un concetto netto e non negoziabile: la filiera ovino-lattiero-casearia dell’isola dipende in modo strutturale dal Pecorino Romano DOP, unico prodotto in grado di garantire assorbimento, stabilità e mercato a una produzione di latte che supera i 300 milioni di litri all’anno.

Non si tratta di un’opinione, ma di un elemento economico fondante, spesso ignorato nella discussione pubblica. A ricordarlo è il presidente del CSA, Tore Piana, che chiarisce la dimensione del problema:
“Senza il Pecorino Romano – afferma Piana – crollerebbe l’intera filiera. Il prezzo del latte ovino, le entrate delle aziende e la sostenibilità economica dei pastori dipendono in larga misura da questo prodotto. Non esiste alcuna alternativa in termini di scala, mercato e capacità di export.”

Pecorino Romano, l’asse portante della filiera ovina

Il Centro Studi Agricoli ricostruisce con precisione i motivi che fanno del Romano il vero pilastro della zootecnia sarda. È infatti:

  • l’unico pecorino industriale con volumi in grado di assorbire la produzione annuale di latte ovino dell’isola;

  • il solo formaggio sardo con mercato internazionale consolidato, soprattutto negli Stati Uniti, dove è protagonista nel settore dei formaggi da grattugia;

  • il principale regolatore del prezzo del latte, come confermano tutte le serie storiche degli ultimi trent’anni;

  • un prodotto conservabile ed esportabile, adatto alla competizione globale grazie a un processo produttivo standardizzato.

Senza il Pecorino Romano, sostiene il CSA, il sistema crollerebbe perché verrebbe meno la capacità di collocare la materia prima: un problema che, per dimensioni e dinamiche, nessun’altra produzione potrebbe affrontare.

Gli altri pecorini non possono sostituirlo

Nella nota si evidenzia un altro punto spesso travisato: le altre DOP sarde e i pecorini artigianali non rappresentano un’alternativa.

Produzioni come Pecorino Sardo DOP, Fiore Sardo DOP e formaggi tipici hanno un valore culturale e identitario enorme, ma volumi troppo limitati per sostenere l’economia dell’intera filiera ovina.
“Sono prodotti di grande valore culturale – precisa Piana – ma non possono sostenere economicamente l’intero sistema ovino sardo. Pensare di sostituire il Pecorino Romano con altre produzioni è semplicemente irrealistico.”

La priorità: difendere e rafforzare il settore

Il Centro Studi Agricoli indica la rotta per il futuro, chiedendo:

  • tutela rigorosa del disciplinare del Pecorino Romano;

  • investimenti sulla qualità delle produzioni;

  • sostegno alle imprese con più capacità di export;

  • un prezzo del latte equo, legato ai reali valori del mercato.

Per Piana, il messaggio è chiaro:
“Difendere e valorizzare il Pecorino Romano significa difendere il reddito di migliaia di pastori sardi e garantire un futuro a uno dei settori più strategici della nostra economia agricola.”

Una posizione che rilancia un dibattito fondamentale per il settore primario sardo, chiamato a muoversi con pragmatismo in un mercato globale sempre più competitivo.

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