Ad Arborea si parla di futuro, ma con i piedi ben piantati nella terra. Quella vera, che profuma di concime e di fatica. Lunedì 3 novembre, al Centro Fieristico, agricoltori e scienziati si ritroveranno per raccontare i risultati di Agristar, un progetto che sembra un gioco di parole, ma è un tentativo serio di cambiare il modo in cui coltiviamo.
Dietro il nome c’è una squadra variegata: la Cooperativa Produttori Arborea, l’Università di Sassari, il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, l’Azienda Pinos e il Vivaio Peterle. In cabina di regia, l’agronomo Roberto Lai, con un obiettivo semplice da dire e difficile da fare: trovare pratiche agricole che migliorino il suolo e riducano i danni del cambiamento climatico.
La Sardegna è da sempre un laboratorio di agricoltura. Non per moda, ma per necessità. Qui il terreno bisogna capirlo, non comandarlo. E in un tempo in cui le stagioni non rispettano più il calendario, la ricerca diventa l’unica forma di sopravvivenza intelligente.
I risultati di Agristar non restano nei cassetti: sono finiti in un protocollo di pratiche innovative, frutto di un lavoro condiviso tra studiosi e allevatori. Hanno partecipato, tra gli altri, i professori Donatella Spano, Costantino Sirca, Luigi Ledda, Paola Deligios e Matteo Funaro. Nomi che, in questo contesto, non sono solo accademici, ma pionieri di un’agricoltura che vuole restare viva.
A credere nel progetto ci sono anche Walter Mureddu, presidente della Cooperativa, e Marco Peterle, direttore generale. Il primo parla di “valore condiviso” e di “ricerca per il territorio”; il secondo ricorda che Agristar è la prova concreta di come impresa e scienza possano collaborare, invece di guardarsi in cagnesco.
L’idea più curiosa, però, è quella del gioco “Arborea, il futuro in campo”. Sembra un passatempo, ma è una lezione mascherata da divertimento: si compra e si vende con “crediti di carbonio”, una moneta immaginaria che premia chi tratta bene il terreno e riduce i gas serra. In pratica, un Monopoly agricolo con la coscienza ecologica.
Il gioco nasce con l’aiuto della casa editrice Demoela, ed è stato costruito insieme a imprenditori, docenti e scrittori locali. Sarà presentato durante l’evento e coinvolgerà studenti e professionisti. Perché la sostenibilità non si insegna solo con le slide, ma anche con la curiosità.
Nel pomeriggio ci sarà una tavola rotonda su “Formazione agraria e nuove competenze imprenditoriali per la tutela del suolo”. Titolo lungo, ma tema concreto: capire come preparare chi, domani, dovrà affrontare la crisi climatica con un trattore e non con un tweet.
Parteciperanno, tra gli altri, Paolo Acone, dirigente dell’Istituto Agrario “Pellegrini” di Sassari, Luca Peterle, presidente della Banca di Arborea, e Sante Maurizi, agronomo e regista. Tutti uniti da una stessa convinzione: non c’è futuro nell’agricoltura se la terra muore.
In fondo, l’insegnamento di Agristar è antico quanto la zappa. La terra non è un magazzino da sfruttare, ma un capitale da custodire. E se oggi serve un progetto europeo per ricordarcelo, va bene anche così. Almeno, qualcuno ha avuto il coraggio di dirlo senza ipocrisie.