Sardegna — Il termometro che sale inesorabile, il vento che soffia secco, le campagne che scricchiolano sotto il sole. Il rischio incendi in questi giorni sull’Isola non è un’ipotesi, ma un pericolo concreto che aleggia tra colline, pascoli e coste.
A lanciare un appello senza mezzi termini è Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli. «La sola attività della macchina antincendi, pur essendo consistente, non basta. Serve il senso civico di tutti noi cittadini e la massima collaborazione con gli addetti all’antincendio: solo così, da sardi, riusciremo a salvaguardare il nostro immenso patrimonio ambientale e le nostre aziende agricole», avverte Piana.
Le giornate di fuoco che stanno travolgendo la Sardegna trasformano ogni scintilla in una potenziale catastrofe. «Stiamo assistendo a giornate roventi, che sommate alla vegetazione secca e alle condizioni atmosferiche, possono trasformarsi in una miscela micidiale», sottolinea. Ogni abitudine superficiale — un mozzicone gettato, un falò acceso fuori stagione — può diventare la causa di una ferita profonda.
Dal Centro Studi Agricoli arriva un invito diretto a cittadini, agricoltori e allevatori: massima allerta. Non c’è spazio per leggerezze, non c’è margine per distrazioni. «Difendere la Sardegna dagli incendi è un dovere collettivo – conclude Piana – perché ogni ettaro bruciato è una ferita che colpisce l’ambiente, l’economia, le famiglie e il futuro della nostra isola.»
Un appello che, in questi giorni di caldo feroce, suona come un monito. E che richiama ogni sardo a quella responsabilità antica, mai abbastanza ricordata: custodire la propria terra come si custodisce la vita.