Lo hanno trovato steso sull’asfalto, tra i vapori dell’alba e l’odore acre di benzina bruciata. Il corpo martoriato da ustioni di secondo e terzo grado, la pelle aggredita dal fuoco come da un branco di cani affamati. A pochi metri, la sua auto – una Toyota Corolla – ancora in fiamme. I documenti, curiosamente, non erano con lui: giacevano a cinque metri di distanza, come se qualcuno li avesse gettati lì con disprezzo o troppa fretta. L’uomo è in fin di vita. Ma la storia, per ora, è viva più che mai.
Succede a Sestu, lungo una strada ai margini della vecchia Statale 131. Non un posto qualsiasi, ma una di quelle zone di passaggio dove tutto può succedere e niente si spiega subito. Era mattina presto, intorno alle 7. I primi a intervenire sono stati i sanitari del 118, poi i Vigili del fuoco. Infine, i carabinieri della stazione locale e quelli del Nucleo Operativo e Radiomobile di Quartu. Nessuno, almeno per ora, ha una risposta.
Il ferito, un sessantanovenne originario di Guasila, è noto alle forze dell’ordine. E questo, in Italia, è già una premessa. Non si sa se cercasse qualcosa, se fuggisse da qualcuno o se invece sia stato sorpreso da un destino troppo umano per essere chiamato caso. La sua identità, i suoi legami, le sue ultime ore: tutto è al vaglio degli investigatori.
Dopo le prime cure, l’uomo è stato trasportato al Policlinico di Monserrato. Ma le sue condizioni sono talmente gravi che si è reso necessario predisporre il trasferimento al Centro grandi ustionati di Sassari. Lì i medici cercheranno di salvare ciò che resta del suo corpo. Ai carabinieri, invece, il compito più difficile: ricostruire i fatti, distinguere l’incidente dal dolo, la solitudine dal crimine.
Per ora, nulla è escluso. Né un tentativo di suicidio finito male, né un agguato mascherato. Né una fuga precipitosa da una resa dei conti, né un gioco pericoloso con la benzina e l’orgoglio. Tutto è possibile. E tutto, ancora, è oscuro.
Ma in questa Sardegna moderna e ferita, dove la cronaca si mischia con l’inquietudine, persino una macchina che brucia può diventare un messaggio. E un corpo a terra, un interrogativo più pesante del piombo.