Ogni tanto, anche nell’aritmetica impietosa dell’economia, le classifiche regalano ai sardi una consolazione. Secondo gli ultimi dati Istat, la Sardegna è quasi immune ai rincari che altrove mordono il portafoglio con la furia dell’inflazione. Cagliari, Sassari e Olbia-Tempio figurano stabilmente in fondo alla classifica nazionale dei rincari: poco più di qualche spicciolo in più all’anno, a fronte dei salassi che invece colpiscono le famiglie di Bolzano, Siracusa, Pistoia o Bologna.
Numeri alla mano: a Cagliari una famiglia spende 347 euro in più all’anno, a Sassari 179, a Olbia-Tempio appena 159. Altrove, invece, si superano tranquillamente i 600 e perfino i 700 euro. La Sardegna, insomma, paga di meno. Ma paga di meno perché ha di meno.
Qui sta il cuore del problema. L’isola è da sempre un laboratorio di quell’Italia marginale, dove il costo della vita rimane basso non tanto per virtù dei prezzi, quanto per modestia dei redditi. La bassa inflazione in Sardegna è figlia di una domanda interna debole, stipendi modesti, consumi contenuti. Quando la gente ha poco da spendere, i prezzi non corrono. I commercianti abbassano i margini, i produttori limano i rincari, i servizi si adeguano. Tutto si muove più lentamente, ma non per equilibrio virtuoso: semplicemente perché il motore gira al minimo.
Il risultato è un paradosso al quale i sardi sono abituati da sempre: il costo della vita appare più basso, ma anche la qualità della vita resta compressa in quell’economia di galleggiamento che da decenni definisce l’isola. Poco industria, turismo stagionale, pochi grandi stipendi, pochissimi grandi investimenti. E una macchina amministrativa spesso più ingombrante che propulsiva.
Così, quando l’Istat diffonde dati come questi, la tentazione di sorridere è forte. Ma è un sorriso amaro. L’inflazione non aggredisce i sardi perché l’economia, in fondo, offre poco spazio agli eccessi. L’isola resta ai margini della grande corsa italiana ed europea, senza i picchi ma anche senza le febbri. La vita costa meno, sì, ma per molti costa comunque troppo rispetto a quel che entra in casa a fine mese.
Per il resto, la Sardegna continua a essere una regione che vive soprattutto di sé stessa. I numeri dell’inflazione non sono la fotografia di un successo, ma il riflesso di un eterno equilibrio precario: quello che accompagna chi naviga in acque basse, dove le onde non arrivano mai troppo alte, ma il mare resta sempre fermo.