Non c’è niente di più difficile che far convivere la libertà con l’ordine. Ancor più arduo è farlo nei tempi della sfiducia reciproca, in cui cittadini e istituzioni si guardano troppo spesso come estranei. Eppure, a volte, qualcuno tenta l’impresa con metodo, sobrietà e una certa dose di coraggio. È il caso del Comune di Alghero, che lunedì 9 giugno ospiterà il workshop “Un Patto per la Sardegna – La gestione condivisa dei beni comuni”, organizzato dagli assessori Roberto Corbia e Raffaella Sanna.
L’incontro, che si terrà dalle 15:30 alle 18:30 nella Sala Conferenze del Quarter, non sarà una vetrina per buone intenzioni, ma un passaggio operativo nella costruzione del nuovo “Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni”. Dietro le parole piene di burocrazia si cela, in realtà, una proposta concreta: la possibilità che cittadini e amministrazione scrivano insieme il destino degli spazi comuni, delle aree verdi, delle biblioteche di quartiere, dei doposcuola per i più piccoli o delle attività per gli anziani.
Non è un’utopia. In molte città italiane — e anche in alcuni centri della Sardegna — i “Patti di Collaborazione” hanno già trovato forma. Accordi veri e propri tra enti pubblici e cittadini organizzati (o meno), dove la partecipazione non è più invocata ma praticata.
Il workshop avrà un taglio pratico. Dopo l’introduzione teorica sui principi fondanti dell’amministrazione condivisa, spazio alle testimonianze e ai laboratori. I partecipanti si divideranno in due gruppi: uno lavorerà sul regolamento e l’altro sui Patti. Niente passerelle, dunque, ma esercizio collettivo della cittadinanza, come dovrebbe accadere in ogni democrazia che si rispetti.
D’altronde, se i beni sono “comuni”, è giusto che a gestirli non siano solo pochi eletti, ma anche chi li vive ogni giorno: studenti, genitori, volontari, pensionati, insegnanti, bambini. La politica, quando non si chiude nel palazzo, può ancora farsi casa.