Sanità, il caso della risonanza della donna sassarese: Acli denuncia le disuguaglianze territoriali

Il caso della donna settantenne costretta a recarsi a Cagliari per una risonanza magnetica, a causa di una lista d’attesa di un anno a Sassari, riaccende il tema delle disuguaglianze sanitarie tra nord e sud della Sardegna. La denuncia del caso conferma le difficoltà segnalate da tempo dalle Acli, che ora chiedono alla Giunta regionale di intervenire con urgenza nella legge di bilancio per riequilibrare la distribuzione delle risorse e ridurre il divario tra i territori.

“La forte denuncia pubblicata oggi sulla donna settantenne costretta ad andare a Cagliari e della lista d’attesa di un anno ci dà ragione delle cose che in questi mesi abbiamo cercato di segnalare” dichiarano il presidente delle Acli di Sassari, Giuseppe Fresu, e il segretario dei pensionati Acli, Luciano Turini.

Le Acli evidenziano che il problema non è nuovo e che le differenze tra i servizi sanitari del nord e del sud dell’Isola sono documentate da anni. “Le disuguaglianze territoriali sono note da anni tra nord e sud, con differenze sulle prestazioni di radiologia, mammografia, TAC e risonanza di 10 a 1 tra Cagliari e Sassari” spiegano Fresu e Turini.

“Lo scorso anno si è arrivati tardi, ma ora la Giunta Todde può recuperare il tempo perduto semplicemente dando un indirizzo di riequilibrio territoriale alle risorse già impegnate nella legge di bilancio. Oltre a coprire i nuovi Lea, va dato l’indirizzo ad Ares di garantire un finanziamento omogeneo tra le otto Asl per il privato convenzionato, superando lo squilibrio che balza agli occhi” sottolineano i rappresentanti delle Acli.

Secondo loro, la soluzione è alla portata dell’attuale amministrazione regionale. “Può farlo la Giunta con un suo emendamento che dia una destinazione alle risorse disponibili, può farlo in autonomia il Consiglio” ribadiscono Fresu e Turini.

Le Acli denunciano un peggioramento complessivo delle condizioni sanitarie nel nord dell’Isola, con un allungamento delle liste d’attesa e un aumento delle difficoltà di accesso alle prestazioni. “Queste non sono scelte che dipendono dalla riforma e non richiedono nessuna modifica legislativa, considerato che non è stato messo in discussione il ruolo di Ares nella funzione di committenza” spiega Luciano Turini, presidente dell’associazione dei consumatori delle Acli e dei pensionati.

“Le cose sono oggi fuori controllo e peggiorano per Sassari, Olbia e Nuoro, e questo porta all’enorme crescita delle liste d’attesa. Lo dimostrano persino i dati ufficiali della Regione e l’aumento degli accessi al nostro sportello AcliSalute di Sassari” aggiunge Turini.

Il problema riguarda in modo particolare le fasce più deboli della popolazione, che subiscono le conseguenze più gravi della carenza di servizi. “Come dimostra la notizia di oggi, a pagare le mancate scelte degli ultimi quattro anni sono gli anziani e i malati cronici, che utilizzano la maggior parte delle prestazioni sanitarie e hanno bisogno di visite ed esami diagnostici rapidi” sottolinea Turini.

L’emergenza sanitaria in Sardegna non è più rimandabile, avvertono le Acli. “Hanno già pagato con livelli di mortalità più elevati il costo della pandemia in Sardegna” conclude Turini.

Le Acli chiedono dunque alla Regione un intervento immediato per garantire equità nell’accesso alle cure e ridurre il divario tra il nord e il sud dell’Isola, vincolando le risorse della legge di bilancio a un effettivo riequilibrio territoriale.

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