Il sole gioca a nascondino dietro le nuvole mentre il Giro si desta da Modena verso le pianure di
Viadana. È giovedì 22 maggio, ore 13:15, e l'aria sa di primavera incerta, quella che non sa se
regalare pioggia o sole ai nostri eroi delle due ruote. Centosettantadue chilometri di strada li
separano dal traguardo, con due salite di terza categoria a far da preludio a quello che, sulla carta, è
scritto per i velocisti.
Isaac Del Toro porta sulle spalle la maglia rosa con la sicurezza di chi ha saputo conquistarsela
pedalata dopo pedalata. Dietro di lui, a soli trentun secondi, Juan Ayuso vigila come un falco,
mentre Antonio Tiberi e Simon Yates non stanno a guardare. È la bellezza del Giro: ogni giorno può
cambiare le sorti, anche quando sembra una giornata tranquilla.
Il cielo si fa plumbeo ma non piange ancora, quasi aspettasse il momento giusto per aggiungere
dramma alla storia. I corridori si sistemano sulla linea di partenza, le ammiraglie ronzano come api
operose, poi alle 13:30 la bandierina si alza e la carovana rosa si mette in moto.
Come sempre accade in queste tappe di transizione, la fuga si forma subito. Prima in quattro, poi in
tre, infine il gruppo concede il lasciapassare al terzetto giusto: Giosuè Epis dell'Arkea, Andrea
Pietrobon del Team Polti e Manuele Tarozzi della Bardiani. Tre nomi che oggi scriveranno il loro
pezzetto di storia del Giro, sapendo bene che il loro destino è segnato, ma pedalando comunque con
l'orgoglio di chi porta avanti la bandiera degli attaccanti.
Il vantaggio cresce fino ai tre minuti, mentre il gruppo si distende sull'asfalto come un serpente
multicolore che non ha fretta. Alle 14:29 il cielo mantiene la promessa e inizia a piovigginare,
quella pioggerella sottile che rende l'asfalto traditore e i cuori più prudenti.
Al GPM di Baiso, primo dei due scogli di giornata, è Tarozzi a transitare per primo, guadagnandosi
nove punti per la classifica scalatori. Ma Lorenzo Fortunato può dormire sonni tranquilli: i suoi 157
punti sono una montagna troppo alta per essere scalata in una giornata sola.
Il copione si ripete al secondo GPM di Borsea, dove ancora Tarozzi fa il gesto dell'aquila, mentre il
gruppo si avvicina pericolosamente, riducendo il gap a poco più di un minuto. È il segnale che la
festa sta per finire.
Negli ultimi sessanta chilometri inizia la caccia spietata. Le squadre dei velocisti prendono le redini
del gruppo: prima la Visma per Kooij, poi la Jayco per Groves, mentre Pedersen e i suoi
luogotenenti della Lidl-Trek si appostate come predatori. Il vantaggio della fuga si scioglie come
neve al sole, scendendo sotto il minuto, poi sotto i trenta secondi.
Ma Pietrobon non ci sta. Quando tutto sembra finito, il corridore vicentino rilancia con l'orgoglio di
chi sa che questa potrebbe essere la sua giornata di gloria. Guadagna metri preziosi, transita per
primo al traguardo degli abbuoni prendendosi sei secondi che valgono più dell'oro per la sua
classifica personale, ma il gruppo ormai è una belva affamata che non perdona.
Gli ultimi chilometri sono un crescendo di tensione. Ogni squadra cerca la posizione migliore, ogni
gregario lavora per il suo capitano velocista. Van Aert fa da battistrada per Kooij, Affini cerca di
sistemare il treno per la sua punta, mentre Pedersen e Groves studiano le mosse degli avversari.
Nel finale è battaglia vera. La Ineos prende il comando, poi arrivano i Soudal, quindi i Visma, infine
i Picnic. È un susseguirsi di maglie colorate dove ogni metro può valere una vittoria. Una caduta a
meno di due chilometri dal traguardo mette i brividi, ma siamo già nella zona di neutralizzazione
per la classifica generale.
Ultimo chilometro: Van Aert fa il lavoro sporco per Kooij, Van Uden si porta nelle prime posizioni
per il suo sprint. Nell'ultima curva l'olandese dei Visma esce dalla ruota del capitano e quando Van
Uden lancia la volata, lui è già lì, pronto a sfruttare la scia e poi superarlo con la potenza delle sue
gambe giovani.
Kooij taglia il traguardo con le braccia al cielo, secondo successo di tappa in questo Giro per il
ragazzo di Heerde che conferma di essere uno dei velocisti più promettenti del panorama mondiale.
Dietro di lui Van Uden e Turner completano il podio, mentre Pedersen e Groves si accontentano di
piazzamenti che sanno di occasione mancata.
La maglia rosa resta salda sulle spalle di Del Toro, che può sorridere per aver controllato senza
patemi una giornata che poteva nascondere insidie. Domani sarà un altro giorno, un'altra storia da
scrivere su questo Giro che continua a regalare emozioni chilometro dopo chilometro.
Così finisce la dodicesima tappa: con la gioia di Kooij, l'amarezza di chi ha sfiorato la vittoria e la
consapevolezza che in questo Giro d'Italia 2025 ogni giorno porta con sé una storia da raccontare.
Perché il ciclismo è questo: fatica, tattica, coraggio e un pizzico di quella magia che solo le due
ruote sanno regalare.