Ci sono luoghi che diventano simbolo. Altri, destino. E poi c’è Riace, piccolo paese calabrese diventato paradigma di un’Italia che ha saputo, per un momento, aprirsi e includere. Di questo racconta il film di Shu Aiello e Catherine Catella, in anteprima ad Alghero il 25 giugno per l’inaugurazione del Festival Cinema delle Terre del Mare.
Nel cuore della città vecchia, nella sala conferenze de Lo Quarter, si apre ufficialmente la tredicesima edizione di Cinema delle Terre del Mare, festival errante e coraggioso, da sempre attento al confine tra arte e realtà, tra cinema e mare, tra approdo e sradicamento. E non poteva esserci esordio più coerente: mercoledì 25 giugno alle ore 20 sarà proiettato Un paese di resistenza (Italia, 2024), film documentario che scava nella vicenda umana e politica di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace.
Il film è molto più di una cronaca. È il secondo capitolo di un percorso avviato nel 2016 con Un paese di Calabria, e prosegue oggi con la stessa lucidità e delicatezza: raccontare dall’interno la trasformazione di un borgo, divenuto nel tempo simbolo di accoglienza e poi bersaglio politico. Attraverso le testimonianze degli abitanti e l’eco delle scelte amministrative, si dipana il filo tragico di una speranza collettiva travolta dagli eventi giudiziari e dalla polarizzazione ideologica.
Nel giorno in cui il mondo celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, la proiezione assume un valore doppio: è evento culturale e atto politico, momento di riflessione su chi è costretto a fuggire e su chi, invece, sceglie di accogliere. L’iniziativa, promossa dal Progetto SAI “Junts” del Comune di Alghero e dal GUS – Gruppo Umana Solidarietà, rilancia il ruolo del cinema come strumento di consapevolezza civile.
Non si tratta solo di raccontare una storia, ma di ascoltarla nella voce di chi l’ha vissuta. La regista Catherine Catella sarà infatti presente in sala per dialogare con il pubblico. E le sue parole, già ora, pesano: «La cittadina calabrese di Riace, grazie al lavoro del sindaco Domenico 'Mimmo' Lucano, è stata per vent’anni un simbolo di accoglienza e di speranza. Poi, d’un tratto, il 'modello Riace' si è scontrato con l’ondata populista. Io credo che l’andare e il venire faccia parte dell’indole umana. I miei nonni emigrarono dalla Calabria negli anni Trenta. Erano migranti economici. Ma non credo che esistano differenze: rifugiati e migranti economici devono essere trattati nella stessa maniera».
L’ingresso è libero. Nessun biglietto d’accesso, se non la disponibilità all’ascolto.
Il Cinema delle Terre del Mare, anche quest’anno, conferma la sua vocazione più profonda: non intrattenere, ma interrogare. Non distrarre, ma toccare le corde più sensibili della coscienza. E lo fa, come sempre, partendo dal margine. Dal mare. E da una storia che merita di essere ricordata.