In politica, a volte, le sigle sopravvivono ai contenuti. Ed è proprio questa la parabola che sembra descrivere oggi il gruppo consiliare di Futuro Comune ad Alghero. Sulla carta, due consiglieri. Nella realtà, due anime che ormai guardano in direzioni opposte. Anzi, più che anime, due corpi in movimento, ciascuno impegnato a trovare una nuova casa senza mai abbandonare davvero quella vecchia. Il risultato? Un gruppo consiliare che sembra esserci, ma senza più rappresentare compiutamente nulla.
L’ultimo atto – quello decisivo – si è consumato oggi, 7 giugno. Marco Colledanchise ha ufficializzato la sua adesione a Orizzonte Comune, ma lo ha fatto da esterno al Consiglio. Sui banchi dell’aula, infatti, continuerà a sedere sotto l’etichetta di Futuro Comune. Una scelta che ricorda molto da vicino quella di Christian Mulas, approdato al Psd’Az ma rimasto “congelato” in aula sotto l’ombrello della lista civica che lo aveva portato a Palazzo. Una soluzione da regolamento, certo. Ma anche da equilibrista.
Colledanchise, d’altronde, lo aveva annunciato già il 26 maggio: «Non sono cambiato io, è cambiato il contenitore». Il riferimento era chiaro: la trasformazione, o se vogliamo la “migrazione” di Futuro Comune verso AVS (Alleanza Verdi Sinistra) non gli andava giù. L’appartenenza a un progetto civico, diceva, non può essere assorbita in silenzio da una forza politica strutturata. Da lì la rottura, seguita dall’ingresso in Orizzonte Comune, movimento composito e trasversale, oggi ben rappresentato in giunta regionale dall’assessore al turismo Franco Cuccureddu.
Ma a rendere il quadro ancora più oscuro – o sofisticato, a seconda delle simpatie – è il fatto che anche l’altra consigliera del gruppo Futuro Comune, la capogruppo Beatrice Podda, da tempo ha un piede ben piantato dentro Europa Verde, con ruoli attivi nella dirigenza regionale del movimento del quale è co-portavoce regionale l'assessore ai lavori pubblici Antonio Piu. E se AVS è la federazione che tiene insieme Europa Verde e Sinistra Italiana, allora anche qui il passaggio è tutt’altro che simbolico: di fatto, Futuro Comune si è ritrovato, nel giro di pochi mesi, ad essere una costola di AVS senza mai dichiararlo esplicitamente. Colledanchise lo ha fatto notare, AVS ha reagito con durezza, chiedendogli di uscire dal Progetto Alghero. Ma lui, come spesso capita quando ci si muove con più tattica che furore, ha scelto di restare. E di rispondere con i fatti.
Il risultato è paradossale: Futuro Comune resta in aula, ma è diventato un guscio vuoto. I suoi due consiglieri viaggiano su traiettorie divergenti: uno si rifà al campo largo di sinistra, l’altro ha scelto una rotta centrista. In mezzo, il sindaco Raimondo Cacciotto, che osserva e incassa, senza mai alzare la voce. Ma a forza di tenere tutto dentro, si rischia che esploda tutto fuori.
E se i due volti visibili in Consiglio sono ormai altrove, chi resta a rappresentare Futuro Comune nella sostanza? La risposta sta fuori dall’aula: l’assessora al turismo Ornella Piras e il consigliere del Parco di Porto Conte Luca Pais eletti sotto la stessa lista civica appannaggio della candidatura dell'attuale sindaco. Due presenze importanti, certo, ma che non bastano a tenere in piedi un’identità civica che si sta sfaldando sotto gli occhi di tutti. Anche perché l’operazione politica che aveva fatto nascere Futuro Comune – cioè l’illusione di un civismo largo, indipendente, capace di tenere insieme anime diverse – oggi scricchiola. E se le componenti iniziano a cercare casa altrove, qualcosa vorrà pur dire.
Alla fine, la questione è semplice: chi rappresenta davvero Futuro Comune ad Alghero oggi? E soprattutto: ha ancora senso mantenere una sigla che non corrisponde più a nessuna linea politica unitaria? Forse sì, per ragioni procedurali e per non perdere spazio. Ma la politica passa altrove. E quando anche i regolamenti diventano una zattera su cui rimanere a galla, vuol dire che la nave è già affondata.
La conferenza stampa con cui Orizzonte Comune presenterà Colledanchise è attesa nei prossimi giorni. Sarà l’ennesimo passaggio di una vicenda che – sotto la cenere del regolamento – continua a bruciare di politica vera. Di ambizioni magari regionali, strategie, disillusioni. E soprattutto di una domanda che nessuno ha ancora avuto il coraggio di pronunciare ad alta voce: Progetto Alghero, per chi resta, è ancora un progetto?