La Sardegna è stretta nella morsa dell’emergenza lingua blu, un’epidemia che ha già decimato oltre 20.000 ovini e ne ha infettati circa 200.000. Gli allevatori, colpiti nel cuore del loro lavoro e della loro tradizione, si trovano a fronteggiare non solo le perdite economiche ma anche l’assenza di risposte efficaci. La Giunta regionale, nel frattempo, sembra oscillare tra idee poco ortodosse e strategie che sollevano più dubbi che soluzioni.
Una delle proposte più discusse è arrivata dall’assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi.
La sua idea di utilizzare l'azoto liquido per “freddare” i bacini d’acqua e le aree di letame, eliminando così le larve dei moscerini vettori del virus, ha fatto storcere il naso a molti. "Esiste l’azoto liquido... Non è un’idea, ma un’opportunità scientifica", ha affermato con tono risoluto, come se bastasse una formula chimica per arginare una crisi così grave.
La reazione politica e sociale non si è fatta attendere. Piero Maieli, consigliere di Forza Italia, ha ironizzato sulla proposta: “Interessante l’idea dell’azoto, ma noi proponiamo il gin tonic, che contiene l’alcol per sterilizzare e il ghiaccio per abbassare la temperatura”.
Battute che, se da una parte possono sembrare leggere, dall’altra mettono in evidenza il clima di scetticismo che circonda l’operato della Giunta.
Ma le battute lasciano spazio alla preoccupazione quando interviene Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali e Salute della Camera. Con un tono che non lascia spazio a fraintendimenti, ha affermato: “Al momento l’unica risposta è la gaffe dell’assessore alla Sanità. Dalla battuta sul raffreddamento dei corsi d’acqua si è passati al tentativo di congelare i dati con una lettera ai veterinari per non registrare un numero eccessivo di capi morti. Tutto questo avviene in spregio al lavoro svolto dai veterinari e rappresenta un insulto alle preoccupazioni degli allevatori”.
Questa situazione evidenzia un problema profondo: le risposte istituzionali sono lente e spesso inadatte a fronteggiare emergenze di tale portata. Gli allevatori sardi, protagonisti di una tradizione che si tramanda da generazioni, vedono minacciato non solo il loro lavoro, ma un intero patrimonio culturale ed economico. Il virus non aspetta, e ogni giorno che passa senza misure adeguate è un passo verso la perdita di una fetta vitale dell’economia locale.
È tempo che la Giunta smetta di cercare soluzioni che sembrano uscite da un laboratorio e metta in campo interventi concreti. La fiducia dei cittadini non si guadagna con promesse accademiche, ma con azioni che rispondano realmente alle necessità del territorio. E se l’idea di raffreddare i bacini sembra più una battuta da bar che una strategia, forse è ora di voltare pagina e prendere decisioni che contano davvero.