A volte la cronaca pesa come un macigno, ma va raccontata lo stesso. A Oristano, i Carabinieri del Radiomobile hanno arrestato un uomo di 35 anni, colto in flagranza di reato per maltrattamenti in famiglia. La scena è di quelle che si ripetono troppo spesso: una lite, l’ennesima, scoppiata per futili motivi. Poi la paura. La donna, chiusa in casa con i figli, chiama il 112 mentre l’uomo, fuori, colpisce il portone a pugni.
Dall’altra parte del telefono, l’operatore dell’Arma le parla con calma. Le spiega cosa fare, come proteggersi. Intanto i militari arrivano a sirene spiegate. Lo trovano ancora lì, furioso, davanti alla porta. Lo bloccano. Dentro, una madre e due bambini terrorizzati.
In caserma, la donna racconta una storia lunga anni: insulti, umiliazioni, paure, botte. Tutto sotto lo stesso tetto. La quotidianità trasformata in una trincea. Un “amore” malato che le ha tolto il respiro e la forza di reagire. Fino a oggi.
E poi c’è un dettaglio, piccolo ma enorme: mentre la madre parla con i militari, una delle figlie prende dei pennarelli. Disegna un cuore, un sole, e un elicottero. Forse quello che ha visto passare, forse quello che per lei rappresenta la libertà. Forse solo un modo per dire “grazie”.
L’uomo è stato portato nel carcere di Oristano-Massama. Dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia. Per ora resta un indagato, come vuole la legge: innocente fino a prova contraria. Ma c’è poco da discutere sul dolore che ha lasciato dietro di sé.
Una storia come tante, purtroppo. Ma in quel disegno fatto con i pennarelli c’è tutto: la paura, il coraggio e la speranza che, almeno per una volta, lo Stato sia arrivato in tempo.