La nuova campagna del latte ovino 2025/2026 è iniziata il 1° ottobre, ma in Sardegna l’aria sa già di tempesta. Il Centro Studi Agricoli, guidato da Tore Piana, denuncia una situazione “di profonda incertezza” e un “silenzio assordante” da parte della Regione. Prezzi in calo, cooperative in difficoltà e nessun Tavolo Latte convocato: la filiera ovicaprina rischia di entrare in una nuova stagione di tensioni.
Le prime stime parlano chiaro: nel sistema industriale il prezzo del latte ovino potrebbe fermarsi tra 1,35 e 1,40 euro al litro, circa 10-15 centesimi in meno rispetto allo scorso anno. Nelle cooperative, si attesterebbe attorno a 1,60 euro. Tradotto in cifre: un allevatore che conferisce 50 mila litri di latte perderebbe oltre 7.000 euro l’anno, in un contesto in cui i costi di produzione continuano a salire.
Il problema, spiega il Centro Studi Agricoli, non è la quantità di latte prodotto — sostanzialmente stabile — ma la tenuta economica del sistema, indebolito da dazi, svalutazione del dollaro e margini ridotti sul Pecorino Romano, che oggi risente della minore competitività sul mercato americano. “Nessuno si permetta di speculare sul latte ovino sardo approfittando delle oscillazioni di mercato — ammonisce Piana —. I pastori non devono pagare ancora una volta per errori politici e strategie industriali altrui”.
Ma l’attacco più duro è rivolto alla Regione Sardegna. Il Centro Studi Agricoli punta il dito contro l’assessore all’Agricoltura Gianfranco Satta, accusato di non aver ancora convocato il Tavolo Latte: “Un atto di grave irresponsabilità istituzionale”, scrive Piana, “che lascia il comparto senza una guida e senza prospettiva”.
Nel mirino anche l’Oilos, l’organismo interprofessionale nato per coordinare la filiera e rimasto, di fatto, un guscio vuoto. “Dove sono finiti i 500 mila euro assegnati nella finanziaria 2024?”, domanda il Centro Studi Agricoli. “Chi lo guida oggi? E perché non ha mai operato concretamente?”.
Il Centro chiede un’audit pubblico sui fondi Oilos, la convocazione immediata del Tavolo Latte, un fondo di stabilizzazione del reddito per compensare le perdite e un piano di valorizzazione del Pecorino Romano che rilanci l’immagine del prodotto sui mercati internazionali, vincolandone la DOP esclusivamente al latte delle pecore di razza sarda e nera di Arbus.
Il messaggio finale è netto: “Dietro ogni litro di latte ci sono famiglie, territori e tradizioni. La Regione deve smettere di tacere: il silenzio non nutre le pecore, e non paga i pastori.”