Trent’anni dopo, il mistero di Manuela Murgia torna a far rumore. La trasmissione Le Iene, con un servizio firmato da Alessandro Sortino, ha riportato alla ribalta uno dei casi più oscuri della cronaca sarda, rimasto per decenni sospeso tra ipotesi, silenzi e mezze verità.
Sortino ha raccolto ricostruzioni e contraddizioni, riaccendendo i riflettori su ciò che accadde alla giovane trovata morta in circostanze mai chiarite. Secondo il giornalista, la chiave dell’enigma potrebbe trovarsi nei vestiti di Manuela, dove sarebbero state individuate tracce di DNA. Tracce che, se analizzate con le tecniche di oggi, potrebbero finalmente raccontare una storia diversa da quella archiviata all’epoca.
Nel servizio è stato intervistato anche Enrico Astero, ex fidanzato della ragazza e oggi indagato per omicidio. Davanti alle telecamere di Italia Uno, l’uomo si è detto «sconvolto da un incubo in cui è piombato dopo trent’anni».
Gli approfondimenti delle Iene toccano anche gli esami medico-legali, che mostrerebbero come la giovane fosse già agonizzante quando raggiunse il punto del canyon in cui venne ritrovata. Le numerose abrasioni sul corpo, secondo gli esperti, racconterebbero una lotta più che una caduta.
Per anni si è parlato di suicidio. Ma nessuno, tra i familiari di Manuela, ha mai creduto a quella versione. Ora, la scienza e la televisione tornano a incrociare le loro strade. E forse, dopo trent’anni di ombre, la verità potrebbe non essere più così lontana.