Il beach club A-Mare, che si apprestava a riaprire per la stagione balneare dopo aver ottenuto nuove autorizzazioni, è stato nuovamente sequestrato su richiesta della Procura. I gestori parlano di «accanimento senza precedenti» e denunciano un trattamento ingiusto, nonostante il rilascio di concessioni regolari e il coinvolgimento di oltre venti enti pubblici. Di seguito il comunicato integrale.
"In data 16 maggio, su richiesta della Procura, il GIP ha nuovamente sequestrato il nostro
beach club A-Mare che, dopo gli enormi danni economici e occupazionali subiti lo scorso
anno, si accingeva a riaprire per la stagione balneare con nuove autorizzazioni.
Con i lavori iniziati da poche ore, la tempistica ha il sapore di un accanimento feroce nei
confronti di una attività che, con spirito leale collaborazione e trasparenza, ha visto negli
scorsi mesi il rilascio di ben due nuove concessioni demaniali, che autorizzano oltre allo
stabilimento anche la somministrazione di bevande ed alimenti; Concessioni rilasciate al
termine di due Conferenze di Servizi che hanno visto coinvolti oltre venti enti, statali,
regionali e comunali, i quali hanno tutti rilasciato rinnovate autorizzazioni per l’anno in
corso. Il solo fatto che, nel corso del procedimento penale avviato dalla Procura, oltre venti
dirigenti pubblici abbiano confermato le autorizzazioni, da solo basterebbe a spiegare quale
ingiustizia stiamo subendo insieme a tutti i nostri dipendenti e fornitori.
Ma le numerose autorizzazioni evidentemente non sono bastate alla Procura per permetterci
di riaprire, né a fare una doverosa riflessione sui gravissimi provvedimenti adottati lo scorso
anno.
Nel sequestro dello scorso anno ci si accusava:
1. che le strutture non fossero amovibili (da qui il reato di abuso edilizio); ebbene abbiamo
ampiamente dimostrato sia nella realtà che nei procedimenti amministrativi che lo fossero,
lasciando le aree libere e intonse in pochi giorni!
2. che fossimo sprovvisti di autorizzazione paesaggistica, nonostante gli stessi enti preposti al
rilascio della stessa avessero esplicitamente escluso occorresse; Ebbene quest’anno, oltre ad
essere chiaramente scritto nelle nuove autorizzazioni che la autorizzazione paesaggistica non occorra, persino la PG ha verificato che tale autorizzazione non sia mai servita, come
dimostra la SIT allegata al sequestro;
3. ci si accusava di aver spianato gli scogli rovinato irrimediabilmente l’area in concessione; Ebbene chiunque ha potuto verificare in questi mesi che non esistono scogli spianati e
nemmeno scalfiti, ma anzi l’area risulta sistemata ed arricchita di flora autoctona come ha
accertato l’ufficio Tutela del Paesaggio con apposito verbale di sopralluogo.
Se avessimo, commesso abusi edilizi (con opere precarie?!) o scavato gli scogli come sostiene
la Procura, qualcuno pensa che ci sarebbero state rilasciate nuove autorizzazioni? Che oltre
venti enti ed autorità indipendenti non avrebbero accertato anche solo in minima parte
quanto sostenuto dalla PG?
Oggi, con un accanimento senza precedenti, qualcuno cerca evidentemente di difendere i
gravissimi provvedimenti cautelari emessi lo scorso anno, che via via si stanno rivelando
ingiusti e basati su elementi di fatto inesistenti. Basti pensare che l’accusa di aver scavato gli
scogli non è presente neanche una foto nel fascicolo!
Un atteggiamento, quello della Procura, che appare ancora più grave dopo che la stessa si è
perfino opposta alla richiesta di incidente probatorio per la verifica in contraddittorio dello
stato della scogliera asseritamente danneggiata;
La realtà è che la scogliera è perfettamente integra, come in questi mesi ha potuto vedere una
intera comunità che oggi è testimone di questa triste pagina giudiziaria, in cui Procura e PG
dimostrano una insolita attenzione per la nostra struttura, che pur essendo una semplice
pedana in legno uguale a tante altre nella zona, è stata oggetto di due sequestri con impiego
di circa quaranta militari, vari mezzi ed addirittura un elicottero!
Riteniamo tutto ciò inaccettabile in uno stato di diritto e con massima fiducia nella
magistratura ci rimettiamo alle sedi competenti per il pieno accertamento della verità. Vogliamo ringraziare l’intera comunità che ci è vicina e rassicurare tutti i nostri dipendenti e
fornitori che onoreremo i nostri impegni e che faremo tutto quanto in nostro potere per far
valere le nostre ragioni."