Eccoci qui, ancora una volta, a dover raccontare di tagli. Tagli che non conoscono confini, tagli che non fanno distinzioni. Colpiscono in alto, colpiscono in basso. Stavolta, è il mondo accademico a tremare sotto la scure di un Governo che pare deciso a ridurre l’istruzione pubblica a una lotteria per pochi eletti. Colpisce gli studenti, che già faticano a trovare spazi e strumenti per un’educazione dignitosa; colpisce i docenti, i ricercatori, i dottorandi, costringendoli a vivere e lavorare in un contesto dove la precarietà è ormai la regola. E non risparmia nemmeno la governance degli Atenei, quei rettori che dovrebbero guidare le università verso un futuro migliore ma che si ritrovano, ora, con le mani legate.
A Sassari, l’Unione degli Universitari (UDU) non ci sta.
"I tagli presenti nella Legge di Bilancio metteranno a dura prova l’intero sistema universitario," afferma l’associazione, e non è difficile capire perché. Per l’UDU, questa è una battaglia di sopravvivenza. Elisabetta Bettoni, Senatrice Accademica dell’Università di Sassari, ha lanciato un appello che non si può ignorare. Ha chiesto ai rettori di unirsi alla protesta, di mettersi dalla parte degli studenti, dei docenti, di tutti quelli che ancora credono che l’istruzione sia un diritto, non un privilegio.
E lo sciopero del 31 ottobre, lanciato da FLC CGIL, non è solo uno sciopero. È un grido di disperazione. Perché quando il governo taglia, non taglia solo qualche cifra su un foglio di carta.
Taglia il futuro, taglia la speranza, taglia la possibilità per migliaia di giovani di costruirsi una vita dignitosa. L’eliminazione del test d’ingresso a Medicina è solo l’ennesimo esempio di scelte fatte senza pensare alle conseguenze, di una direzione ministeriale che sembra navigare alla cieca, senza alcun riguardo per la realtà che si abbatte su chi quella realtà la vive ogni giorno.
Siamo a un punto di non ritorno. L’istruzione pubblica sta affondando, e chi dovrebbe difenderla è chiamato a scegliere da che parte stare. Per l’UDU, la scelta è chiara: piazza, protesta, mobilitazione. "I tagli colpiscono tutti," ripetono. È ora di ascoltare.