INGREDIENTI
· 1 kg di semola di grano duro
· acqua q.b.
in stretta correlazione
alla semola
· gr. 50/70 di pecorino
fresco a persona
· sale q.b.
PREPARAZIONE
Fare un buon impasto e lavorare con l'impastatrice per circa 20 minuti. Iniziare la lavorazione a mano prendendo un pezzo di pasta ed inumidirla con l'acqua salata, lavorandola fino ad ottenere una pasta liscia, abbastanza morbida e elastica. Quando la consistenza della pasta è ottimale fare un rotolo ed iniziare la “moltiplicazione” stirando il rotolo piegato in due per otto volte fino ad arrivare ad avere 250 fili. Si parte dal rotolo di pasta piegato in due, si afferra il bordo inferiore e con un gesto rapido lo si piega e lo si attacca vicino alla radice del primo ottenendo 4 fili.
Si afferra il bordo inferiore di questi 4 fili, lo si ripiega e si posiziona vicino alla radice degli altri ottenendo così 8 fili e si continua così per 8 volte fino ad avere un totale di 256 fili. A questo punto si depositano gli esilissimi fili sul fondo, partendo sempre dal centro verso l'esterno. Fare un primo strato coprendo tutto il fondo. Ruotare il fondo e iniziare a depositare il secondo strato obliquamente rispetto al primo, sempre partendo dal centro. Il terzo strato sarà posizionato obliquamente al primo e secondo strato. Mettere ad asciugare al sole (nella bella stagione occorrono circa 90 minuti per l'asciugatura completa). Durante l'asciugatura i bordi della pasta si ritirano permettendo il distacco dal fondo senza causare rotture. Tagliare a grossi pezzi la pasta, ogni fondo in sei/sette pezzi, per essere conservata ben involta sulla carta bianca. Per comporre la minestra si prepara un “robusto” brodo di carne di pecora nel quale si frantuma letteralmente la rete de “su filindeu”. A cottura ultimata la minestra viene condita con abbondante pecorino fresco che al calore lo rende filante. Servire la minestra bollente per assaporarne al meglio il gusto.
Strumenti per la preparazione de “su filindeu”
· fondo circolare in legno
· trespolo per poggiare il fondo in legno
· raschietto raccogli pasta
Durante i festeggiamenti per San Francesco di Lula, Su Filindeu tradizionalmente viene offerto dai priori ai pellegrini che da Nuoro ogni anno percorrono a piedi 32 chilometri per raggiungere il luogo sacro in occasione della festa, ma è anche genericamente una minestra squisita da assaporare in ogni occasione conviviale.
La storia di questa pietanza ha un velo di leggenda: si narra, infatti, che il visitatore che si rifiuta di assaggiare la minestra potrebbe offendere San Francesco. Ad avvalorare questo racconto, si narra che una sposa non volle assaggiare Su Filindeu e, al suo ritorno a Nuoro, cadde da cavallo precipitando nel dirupo che oggi è noto come “Il fosso della sposa”.
È il premio nobel Grazia Deledda nel libro “Tradizioni popolari di Nuoro” a raccontare come Su Filindeu sia anticamente preparato in occasione della festa: il pranzo di carne e Filindeu viene condito con formaggio fresco, così da realizzare una minestra densa e squisita.
Ancora oggi Su Filindeu viene preparato con cura da alcune signore nuoresi, vere custodi della tradizione, che con maestria e professionalità impastano la semola di grano duro con acqua e sale. L'impasto viene poi lavorato con energia: le mani delle donne “tirano” e “allungano” la pasta tanto da formare fili sottilissimi e quasi invisibili, disposti successivamente a strati sopra un fondo di asfodelo di forma circolare. Su Filindeu viene poi fatto asciugare al sole così che una volta asciutta la pasta si stacchi naturalmente, formando una sorta di “merletto” finissimo. In un denso brodo di pecora, insaporito con pecorino fresco, viene cotta la pasta molto speciale, il cui nome, Filindeu, significa forse “fili di Dio”.