Meana Sardo, un paese che ha visto più secoli che avvenimenti, è stato scosso alla vigilia di Ferragosto da un fatto di sangue che ha messo fine alla tranquilla monotonia della vita rurale. Giuseppe Manca, allevatore di 53 anni, ha trasformato una tranquilla sera estiva in un incubo, quando ha aggredito con una zappa il suo vicino di pascolo, Giovanni Marras, di un anno più giovane, in quella che può essere descritta solo come una furia cieca.
L’aggressione è avvenuta nella località "Iscari", un nome che fino a quel momento evocava immagini di pascoli tranquilli e giornate scandite dal ritmo della natura. Ma quella sera, Manca ha deciso che era tempo di regolare i conti, e lo ha fatto nel modo più brutale possibile. Armato di una zappa, si è avventato sulla schiena di Marras, colpendolo con violenza tale da lasciarlo gravemente ferito.
Le motivazioni di questo gesto disperato e selvaggio sono ancora avvolte nell’ombra. Gli inquirenti, tra un sopralluogo e un interrogatorio, cercano di districare una matassa fatta di dissidi personali, rancori familiari e, forse, vecchie questioni irrisolte. Ma se c’è qualcosa che è certo, è che la furia di Manca non ha lasciato spazio alla pietà.
Marras, con il corpo devastato ma la mente ancora lucida, ha trovato la forza di raggiungere altri allevatori e chiedere aiuto. È stato poi trasportato d’urgenza, in elisoccorso, all'ospedale Brotzu di Cagliari, dove la sua vita è stata appesa a un filo. I medici, dopo un primo ricovero in rianimazione, lo hanno trasferito in chirurgia toracica al Businco. Ora le sue condizioni sono stabili, e sembra che il peggio sia passato, ma le ferite fisiche e psicologiche di una notte così terribile non si rimargineranno facilmente.
Giuseppe Manca, arrestato dai carabinieri subito dopo l’aggressione, è stato trasferito in carcere, dove resterà in attesa del processo.
La giustizia farà il suo corso, ma il segno che questa vicenda ha lasciato su Meana Sardo è destinato a restare. In un paese dove tutti si conoscono, dove le vite si intrecciano quotidianamente tra un saluto e l'altro, un atto di violenza così crudo non può che scuotere l’anima della comunità.
E così, mentre il paese si preparava a celebrare una delle feste più attese dell’anno, si è trovato invece a fare i conti con la fragilità della vita e la brutalità che può nascondersi dietro ogni volto familiare.