Rivolta balneare: Concessioni a rischio, gli ombrelloni scendono in piazza

  A Roma, il sole splende alto e implacabile, ma non quanto il fuoco della protesta dei balneari italiani. È un giorno di mobilitazione e la capitale diventa teatro di uno scontro acceso tra governo e concessionari degli stabilimenti balneari. Una guerra di parole e minacce si consuma tra le antiche pietre di piazza Santi Apostoli e i corridoi del potere a Bruxelles e alla Camera dei Deputati. "Se non ci ascoltano, a giugno chiudiamo tutto!" tuona Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba, alzando la posta in gioco. 

  È una minaccia seria, un bluff politico o una disperata chiamata alle armi? Nel mondo degli ombrelloni e delle sdraio, la pazienza si sta esaurendo, e Rustignoli sa giocare le sue carte. "Il 2 giugno, la Festa della Repubblica, ve la organizziamo noi," scherza con un sorriso beffardo Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari. Ma dietro l'ironia, la frustrazione è palpabile. Mentre i balneari si radunano e urlano il loro dissenso, i politici si trincerano dietro comunicati stampa e promesse. "Una presidente coerente, forte, con gli attributi," così viene descritta Giorgia Meloni dai balneari, anche se oggi, notano, "ha sbagliato a non essere qui con noi." Nel frattempo, dai palazzi del potere, echeggia un appello quasi disperato. Fabrizio Licordari e Bettina Bolla di Assobalneari e Base Balneare invocano a gran voce una revisione della Bolkestein, quella direttiva europea che ha il potere di mandare a monte decenni di concessioni balneari. "Una applicazione distorta," dicono, "che lede gli interessi del nostro Paese." Carlo Fidanza, di Fratelli d'Italia, parla di un'Italia balneare che non deve piegarsi alle regole europee, poiché, a quanto pare, "la maggior parte delle spiagge italiane è pronta per accogliere nuove imprese." 

  Questo, mentre l'opposizione, con Angelo Bonelli in testa, punta il dito contro un governo che "gioca con il tempo", paralizzato dall'incapacità di decidere. Nel cuore di questa tempesta politica e civica, si delineano le linee di una battaglia che va oltre le semplici concessioni balneari. È una lotta per il diritto di gestire un pezzo di paradiso italiano, un duello sotto il sole tra chi vuole mantenere lo status quo e chi spinge per un cambiamento. Ma come in ogni buona battaglia che si rispetti, il rischio è quello di scottarsi. E a giugno, quando le spiagge potrebbero rimanere deserte, il colpo di sole potrebbe essere fatale.

Cronaca

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